| “Che cosa siete andati a vedere nel deserto?”, con questa domanda che si installa quasi a metà del discorso di Matteo, in realtà, sembra intavolarsi l'intera vicenda. Gesù chiede a te: cosa sei andato a vedere “nel tuo” deserto? Il biblista dell'AT invita “l'agricoltore” ad avere “costanza” per vedere “il prezioso frutto della terra”. “Il deserto” si rallegra e canta le lodi, le stesse lodi riprese dal Cantico dei Cantici: “si rallegra il deserto perché le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo”. Qual è questo splendore che vedrà?, mentre altri resteranno ciechi, zoppi, muti, morti e lebbrosi? La ricompensa divina per Israele era attesa in un riscatto sociale-politico collettivo, astratto e impersonale; mentre in Gesù, il Messia, il riscatto donato all'uomo è individuale: lo coinvolge in prima persona (Gesù chiama “i suoi” per nome). La gloria che il deserto vedrà – facendo di un luogo arido e stepposo una terra “che germoglia” - sarà il rapporto che il suo Creatore instaurerà con la sua creatura: un contatto, talmente profondo, che nella visione salvifica è descritto con termini e allusioni nuziali. E il matrimonio con Dio, ovviamente, è un fatto personale. Questa relazione, come ogni relazione o incontro, apre nuove prospettive, nuove visuali: “ci sarà un sentiero che si apre come via santa”, che splenderà sul loro capo. Perché per camminare in questa strada occorre aver incontrato dapprima, nel deserto, questo “più piccolo del Regno dei Cieli” che è più grande di qualsiasi incontro umano, per quanto importante. Gesù parla alle folle, ma – come nel cenacolo – nel deserto non ci si può spostare in massa: riguarda il singolo, riguarda me. E proprio perché questa attesa seguita dall'incontro riguarda ciascuno di noi, ovvero me stesso, il Signore esorta a “non lamentarsi” degli altri, perché è come lamentarsi degli zoppi, dei ciechi, dei sordi, dei muti, dei morti e dei lebbrosi. Ognuno verrà “chiamato” nei tempi e nei modi della santa e divina Provvidenza: a ciascuno spetta, solamente, coltivare il giardino di Eden, ovvero il rapporto con il suo Signore, affinché divenga sempre più una relazione d'amore. Alleluia!
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