Ecclesia Dei. Cattolici Apostolici Romani

In preparazione della Natività del Signore

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Angeloflove85
icon12  view post Posted on 17/12/2013, 20:49     +1   -1




“Che cosa siete andati a vedere nel deserto?”, con questa domanda che si installa quasi a metà del discorso di Matteo, in realtà, sembra intavolarsi l'intera vicenda. Gesù chiede a te: cosa sei andato a vedere “nel tuo” deserto? Il biblista dell'AT invita “l'agricoltore” ad avere “costanza” per vedere “il prezioso frutto della terra”. “Il deserto” si rallegra e canta le lodi, le stesse lodi riprese dal Cantico dei Cantici: “si rallegra il deserto perché le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo”. Qual è questo splendore che vedrà?, mentre altri resteranno ciechi, zoppi, muti, morti e lebbrosi? La ricompensa divina per Israele era attesa in un riscatto sociale-politico collettivo, astratto e impersonale; mentre in Gesù, il Messia, il riscatto donato all'uomo è individuale: lo coinvolge in prima persona (Gesù chiama “i suoi” per nome). La gloria che il deserto vedrà – facendo di un luogo arido e stepposo una terra “che germoglia” - sarà il rapporto che il suo Creatore instaurerà con la sua creatura: un contatto, talmente profondo, che nella visione salvifica è descritto con termini e allusioni nuziali. E il matrimonio con Dio, ovviamente, è un fatto personale. Questa relazione, come ogni relazione o incontro, apre nuove prospettive, nuove visuali: “ci sarà un sentiero che si apre come via santa”, che splenderà sul loro capo. Perché per camminare in questa strada occorre aver incontrato dapprima, nel deserto, questo “più piccolo del Regno dei Cieli” che è più grande di qualsiasi incontro umano, per quanto importante. Gesù parla alle folle, ma – come nel cenacolo – nel deserto non ci si può spostare in massa: riguarda il singolo, riguarda me. E proprio perché questa attesa seguita dall'incontro riguarda ciascuno di noi, ovvero me stesso, il Signore esorta a “non lamentarsi” degli altri, perché è come lamentarsi degli zoppi, dei ciechi, dei sordi, dei muti, dei morti e dei lebbrosi. Ognuno verrà “chiamato” nei tempi e nei modi della santa e divina Provvidenza: a ciascuno spetta, solamente, coltivare il giardino di Eden, ovvero il rapporto con il suo Signore, affinché divenga sempre più una relazione d'amore. Alleluia!
 
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Raimundus
view post Posted on 23/12/2013, 14:27     +1   -1




Auguro a tutti buon Natale, un Natale senza visioni sdolcinate e prive del significato profondo di tale solennità. Vi auguro un Natale in cui sappiamo mettere al centro il Figlio di Dio, che «per noi uomini e PER LA NOSTRA SALVEZZA discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo». Se è vero che a Pasqua parliamo di “felice colpa”, quella del peccato di Adamo, che ci ha fatto meritare um redentore tanto grande, Nostro Signore Gesù Cristo, sarà bene non dimenticare che ciascuno può e deve battersi il petto alle parole “SI È INCARNATO nel seno della Vergine Maria”. Il Verbo si è fatto carne per salvarci riconciliandoci con Dio: è Dio «che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1Gv 4,10). «Il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo» (1Gv 4,14). «Egli è apparso per togliere i peccati» (1Gv 3,5).
«Peccato non existente, Incarnatio non fuisset»; cioè: «Se non vi fosse stato il peccato [originale], non avrebbe avuto luogo neppure l’Incarnazione [del Verbo]» (San Tommaso, Summa Theologiae, III, q. 1, a. 3).
Con Tommaso da Celano cantiamo anche noi: «Recordare Jesu pie, quod sum causa tuae viae, ne me perdas illa die. Quaerens me sedisti lassus, redemisti crucem passus; tantus labor non sit cassus. Juste judex ultionis, donum fac remissionis ante diem rationis» (Ricordati, o Gesù pietoso,
che sono il motivo della tua via, non perdermi, quel giorno. Ti sedesti stanco di cercarmi, mi hai salvato morendo in croce; fa' che tanta fatica non sia inutile. O giudice che punisci giustamente, donaci la remissione dei peccati prima del giorno del giudizio).
Pace, serenità e conversione siano l’augurio più bello per noi tutti, e tutti i nostri cari.
Vi benedico,
don Raimondo
 
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1 replies since 17/12/2013, 20:49   39 views
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