Ecclesia Dei. Cattolici Apostolici Romani

L’ora del tempo nell’ora della preghiera

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Angeloflove85
icon12  view post Posted on 23/10/2013, 09:37     +1   -1




Cosa hanno in comune la samaritana e san Benedetto, padre del monachesimo? Ad entrambi – usando le parole del profeta Ezechiele – fu rivolta la Parola del Signore. Nel meriggio del tempo la Sapienza mostra il suo volto ad una creatura offrendosi come acqua che disseta durante quella che san Giovanni della Croce chiama “la notte dello spirito” e il Salmo 104 indica in “questa notte” il tempo stesso nel quale si svolge l’esistenza umana. Il punto di inizio, o di incontro, è nella conoscenza, perché solo attraverso lo studio che si fa esperienza la creatura può amare il suo Creatore, comprendendo – nella fede che si costruisce nel buio, nella speranza che si alimenta della memoria e nella carità che si sostanzia nell’obbedienza all’altrui volontà – la portata delle parole di san Paolo quando dice che “conosceremo il modo in cui siamo conosciuti”. Una conoscenza di Dio che non potrà mai essere realmente compiuta – perché anche nella visione beatifica la Santissima Trinità di Dio rimarrà un mistero insondabile per l’uomo – ma che al contempo conduce ad una conoscenza di sé che trascende le considerazioni soggettive incanalandosi nella prospettiva divina: il “modo” in cui siamo conosciuti e quindi “valutati”. Questa modalità di conoscenza si connette allo stupore della samaritana dinanzi ad una rivelazione di Dio così profonda: “mi ha detto tutto ciò che ho fatto”. Una rivelazione che non è giudizio ma dimostrazione di come Dio dimori “nelle fenditure della roccia” e di come all’insaputa dell’uomo si sia edificato il suo tempio “nella grotta o mangiatoia” povera e polverosa della coscienza umana. Dio ama abitare questi luoghi reconditi dove lo Spirito Santo palesa la sua azione conducendo alle sue altezze. La samaritana può annunciare solo ciò di cui ha fatto esperienza nella fede e di cui conserva nel cuore la memoria, divenendo questo annuncio – gratuito – gesto di estrema carità “perché chi perderà la propria vita la ritroverà” e “il profumo di alabastro” appena versato “sarà conservato”. Allora si comprende realmente la portata di ogni inizio, di ogni incontro con il Signore, che si può esplicare in varie forme e in diversi contesti, solamente partendo da un principio di ricerca spontanea, perché la samaritana si reca al pozzo spinta da un bisogno personale da soddisfare. Nell’ignoto individuale si apre la strada che conduce all’altro, arricchendolo di un bagaglio di esperienza di fede genuina, non indotta da convinzioni soggettive ma spinta dalla leggerezza edificante dello Spirito Santo che indirizza sempre in un “luogo”: La Vergine e gli Apostoli si trovarono tutti riuniti nello stesso luogo, ovvero il “convénto” (trasportati dal soffio dello Spirito divino). Come cita la Sacra Bibbia “la sapienza crea e la provvidenza guida” e alla luce di questi due concetti voglio meditare con te “sul nostro esserci ora e qui”: nell’ora del tempo storico e nel qui del luogo temporale. San Benedetto ci ricorda che “l’essenziale per l’uomo è solo la conquista di Dio”. Una conquista che Egli stesso circoscrive secondo specifiche modalità d’azione: perché Dio ci interpella e al contempo ci mostra il “modo” in cui vuole essere amato e, dunque, conquistato. Nel “fiat voluntas tua” si sostanzia il “compiacimento” del Padre che diviene Sposo e Consigliere (Consolatore). Nell’obbedienza attiva, nel silenzio che si fa dialogo tramite la preghiera e nell’umiltà che “riconosce se stessa” occorre sostare nell’ora del meriggio. “La méta – come direbbe san Benedetto – rimane sempre la perfezione”, ovvero la visione della Sapienza creatrice. Pensando alla “méta” la mente si proietta verso un Oltre che sconfina e supera i successi e i fallimenti presenti, consci che – come la samaritana ha goduto della visione nella pienezza del giorno – il tempo della testimonianza si svolgerà, invece, nell’ora della sera in cui si articolano la vita dell’uomo e la storia del mondo.
 
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