Ecclesia Dei. Cattolici Apostolici Romani

La Chiesa è il campo di grano, Cristo è il pane, “sfregato” dai suoi discepoli, che dà sostentamento

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Angeloflove85
icon12  view post Posted on 7/9/2013, 18:42     +1   -1




Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 6,1-5.

Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate ciò che non è permesso di sabato?». Gesù rispose: «Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell'uomo è signore del sabato».

Innanzi tutto partiamo col riflettere su alcuni concetti: Chi sono i farisei? E cosa denota l’essere farisei? Progredendo per gradi è opportuno considerare che le caratteristiche farisaiche sono riscontrabili nell’uomo di ogni tempo, perché la Parola del Signore è sempre viva e attuale. Il termine fariseo deriva dall’arameo paruscim e significa separato. Costituivano una setta ebraica che si distanziava dalla comunità, ritenuta indegna e peccatrice, autocelebrando il loro rigore religioso e morale e di conseguenza una accentuata superiorità rispetto agli altri membri, ad es. il pubblicano. In quanto categoria formavano un’élite, ma a differenza dello scriba che rimanda ad un’attività lavorativa circoscritta, i farisei denotano un’attitudine generale che può riscontrarsi in un singolo oppure in un gruppo di persone. Nel brano citato è giorno di sabato, ovvero il giorno in cui gli ebrei celebrano Dio rinunciando al compimento di qualsiasi attività, perché come è scritto in Genesi: Dio il settimo giorno cessò da ogni lavoro e consacrò il settimo giorno a se stesso. Già sappiamo, come riportato dal Vangelo, che Gesù denuncia l’interpretazione restrittiva della Scrittura, come nel caso del ripudio: per la durezza del vostro cuore Mosé vi diede questa legge, ma dapprincipio non era così. E’ sabato e Gesù, con i suoi discepoli, attraversa un campo di grano. L’immagine rimanda al nutrimento che ne deriva: “sfregandole con le mani”, ovvero alla lavorazione della farina da cui si ricava il pane. I farisei, ovvero quella cerchia ristretta di persone vigilanti nell’osservanza scrupolosa ed esteriore della legge mosaica, denunciano l’accaduto, ma Gesù commenta con un rimando alla Sacra Scrittura - a voler significare la sua adesione con la Tradizione, ma la lontananza dall’alterazione della Parola, - richiamando Davide, il re d’Israele, il simbolo dell’autorità e della sovranità. Davide ebbe fame, lui e i suoi compagni, come avevano fame i suoi discepoli, perché badate bene: sono i discepoli che colgono le spighe di grano e non Gesù. Nel seguito avviene un fatto peculiare: la casa di Dio, ovvero il Tempio che custodiva i pani dell’offerta, viene paragonata ad un campo di grano che il Buon Dio dòna in abbondanza a tutti, nessuno escluso. Davide e i suoi compagni mangiano di quel pane che era lecito mangiare solo ai sacerdoti del Tempio, perché il pane che si è offerto, e continuamente si offre nell’eucarestia, è per chiunque. “Prendete e mangiatene tutti”. Gesù ci insegna che l’uomo viene prima delle prescrizioni e dei decreti e che il benessere dell’uomo è la priorità di Dio in ogni tempo, perché la Parola è fedele a se stessa e rimane di generazione in generazione. Il Nostro Signore è Signore del sabato e ci invita al suo banchetto nel quale si offre come sacrificio d’amore tenero e attento, come pane di vita eterna “quotidiano”, ovvero alimento continuo di rigenerazione dello spirito, così come il corpo necessita del sostentamento giornaliero. Si fa pane e scandisce le ore, per essere pienamente tutto in tutti. Un pane quotidiano nella Parola che si offre a tutti e per questo accessibile a tutti, e come pane eucaristico durante la liturgia domenicale. Nessuno, né farisei né scribi, possono tenere l’uomo lontano dal “campo di grano” e dalla “sua casa” che è accessibile, in ogni momento, per tutti. E quando proclamiamo durante la Messa: “Parola del Signore”, non facciamo altro che asserire l’attualità di questa Parola e la sua autorità sulle nostre personali contraddizioni ed egoismi. Così sia!

La Chiesa è il campo di grano,
Cristo è il pane,
"sfregato dai suoi discepoli",
che dà sostentamento.
Il discepolo è colui che
mette a disposizione le sue mani
per elargire la Parola
che si è donata a tutti.

 
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