| Nel giorno della Festa della Mamma, lodiamo la Vergine, la Madre del Creatore e del Salvatore. Quest'oggi voglio riflettere con voi su tre concetti illuminati dall'orazione di preghiera: la fede, la speranza e la carità (Prima lettera ai Corinzi - 13). Tentiamo di calarli nella nostra vita quotidiana, cercando di comprendere il senso e lo scopo delle parole di san Paolo. La fede è una dimensione impenetrabile, per sua stessa natura è quanto di più vicino all'ineffabilità di Dio: è la fiamma, la luce, che riscalda e illumina la coscienza dell'uomo. Dalla fede procede la domanda su Dio. La fede per sua natura, come una candela accesa, va alimentata, curata, animata. E' fonte di vita ma per conseguire la sua funzione deve restare viva e feconda. Le modalità secondo le quali i cristiani alimentano la loro fede passa attraverso il culto reso a Dio, mediante la ritualità: la santa Messa della Domenica e la preghiera personale. La fede è tale, però, nell'orazione; ovvero anche durante la Messa, nonostante sia comunitaria, occorre cercare il proprio angolo intimo, la stanza, in cui rinchiudersi con il Signore. La fede apre all'amore, alla relazione con Dio. La speranza è un atto del pensiero: bisogna, ogni giorno, ricostruire il principio della speranza, cercare il lato positivo nella propria vita e il buono nella vita degli altri. La speranza alimenta la comprensione. E' un lavoro quotidiano sulla psiche che investe la vita interiore e, di conseguenza, esteriore dell'uomo. La carità, la più importante di tutte le virtù evangeliche, ha radice e consistenza nell'azione. Ma la carità di cui parla san Paolo ha una sua specifica identità: "Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta". La carità che perdona e giustifica è una carità di cui si fa esperienza nelle relazioni con gli altri. Mentre la fede e la speranza sono momenti personali dell'uomo, non necessariamente condivisibili, la carità impone, per essere autentica, l'incontro, il rischio del mettersi in relazione con l'altro; ovvero chi è a fianco a noi in questo preciso momento. La carità non va ricercata, ma è la carità che cerca l'uomo per metterlo alla prova. La sua ratio si sostanzia nella fede (tutto crede) e nella speranza (tutto spera), ma nel suo riflesso estensivo "tutto sopporta" e "tutto scusa", in riferimento a se stessi e agli altri; perché solo chi è in grado di perdonarsi può perdonare e solo chi conosce il valore escatologico della misericordia ed è cosciente della fragilità dell'esistenza può domandarla per se e per gli altri. Il lavoro su di Sé è un lavoro di apertura, ovvero di accoglienza del senso della fede, della speranza e della carità che già lo abitano, ma che va curato e manifestato.
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