| Tra le tante vicende storico-escatologiche della Sacra Scrittura, mi ha sempre commossa e confortata la storia di Tobia e Sara che nel capitolo del testo sono menzionati con il titolo esemplificativo di Lo specchio della famiglia ebrea. Senza dilungarmi sulla vicenda che ciascuno potrebbe leggere con attenzione spirituale, voglio però rivolgermi al cuore e alla fede di lei come modelli da imitare o almeno da ammirare. Dalla preghiera emerge una certa afflizione di spirito che è comune nella mancanza di amore e nella possibilità concreta di creare un proprio "nido d'amore", il quale più che essere un luogo immobile è una realtà mobile rappresentata dall'uomo-compagno o donna-compagna di vita e di esperienze. E se come dice san Paolo senza l'amore non siamo nulla, dalle righe di questa straordinaria preghiera - autentica invocazione -, emergono uno sconforto fiducioso e la risposta immancabile della Provvidenza a cui ognuno si appella nella sua sofferenza personale; perché, appunto, la famiglia diviene espressione tangibile del dòno cristiano. Il dònarsi che colma l'anima e alimenta di "delizie" lo spirito, usando un concetto caro al salmista. In quest'ottica di fede e abbandono costruttivo, innalzo con Sara questo "grido" di preghiera in attesa dell'unico dòno che valga la pena di essere domandato: l'amore.
"Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome nei secoli. Ti benedicano tutte le tue opere per sempre. Ora a te alzo la faccia e gli occhi. Dì che io sia tolta dalla terra, perchè non abbia a sentire più insulti. Tu sai, Signore, che sono pura da ogni disonestà con uomo e che non ho disonorato il mio nome, nè quello di mio padre nella terra dell'esilio. Io sono l'unica figlia di mio padre. Egli non ha altri figli che possano ereditare; nè un fratello vicino, nè un parente, per il quale io possa serbarmi come sposa. Già sette mariti ho perduto: perchè dovrei vivere ancora? Se tu non vuoi che io muoia, guardami con benevolenza: che io non senta più insulti".
Amen!
... La mente, inoltre, non può non sostare su un'analogia implicita tra la sposa, intesa la creatura e la terra d'Israele, ovvero Gerusalemme. Al di là di un caso o di una metrica strutturata, alla luce di tale connessione, in alternanza s'incontra "l'esilio, l'eredità e la sposa"; aspetti cari alla cultura giudaica. Difatti Israele uscita dall'esilio erediterà la terra e verrà incoronata come sposa dall'Altissimo, in virtù di questo legame profondo che investe l'anima personale (Sara) e l'anima universale (Gerusalemme).
|