Ecclesia Dei. Cattolici Apostolici Romani

"La chiamata al silenzio" - Romite Ambrosiane

« Older   Newer »
  Share  
Angeloflove85
icon12  view post Posted on 6/2/2011, 23:40     +1   -1




Il Sacro Monte di Varese in origine si chiamava Monte Orona e su questo monte Ambrogio, vescovo di Milano, vi portò una statua della Madonna, secondo la tradizione scolpita dall'evangelista Luca. (...) Già dal sec. VII numerosi vi giunsero i pellegrini, che trovavano riparo presso piccole abitazioni, simili a spelonche, erette intorno alla chiesa e abitate da penitenti, per lo più donne, che vi conducevano vita eremitica e soprannominate dai locali Selvatiche. Questo stile di vita cambiò radicalmente quando vi si ritirò Caterina Moriggia, rimasta precocemente orfana, all'età di quindici anni, affascinata dalla parola del francescano milanese Alberto de Sarteano, si ritirò sul Sacro Monte insieme con altre signore desiderose, come lei, di raccoglimento e di solitudine. (...) Caterina ottenne udienza dal pontefice Sisto IV che autorizzò l'erezione di un monastero organizzato secondo la Regola di S. Agostino e le Costituzioni dell'abbazia milanese di S. Ambrogio ad Nemus. (...) Fu la beata Giuliana la prima compagna della Moriggia. Di estrazione sociale molto modesta, sfuggendo all'autoritarismo di un padre rozzo e violento e con l'aiuto del fratello raggiunse di nascosto il Monte Orona; nel monastero visse per vent'anni come conversa, poichè analfabeta, praticando l'umiltà, l'obbedienza, la penitenza e il servizio al prossimo. (...) Vita quella delle Romite Ambrosiane rigorosamente impostata sulla solitudine, il raccoglimento e la preghiera, ma di chiara impostazione cenobitica, come si rileva dall'adozione della Regola di S. Agostino. (...)"Sit vobis anima una et cor unum in Deum", uniti in un'anima e un cuore in Dio. (...) Rimane la possibilità per le sorelle che lo desiderino di chiedere all'Abbadessa di "ritirarsi per qualche tempo nel romitaggio, situato in un luogo appartato del monastero entro i confini della clausura", per rispondere a "una più intensa attrazione dell'ideale di solitudine e di contemplazione". (...) Nella monaca che vive il romitaggio è la comunità che vive la sua vocazione eremitica, la sua chiamata al silenzio. Essa arricchisce con la sua temporanea lontananza la comunità di cui è parte".
Il largo spazio riservato alla preghiera, alla liturgia, al raccoglimento, alla meditazione solitaria, non impedisce alle Romite di dedicarsi al lavoro, anzi, seguendo ancora una volta l'invito di S. Ambrogio, la romita ambrosiana "ricordi che finchè viviamo dobbiamo sempre operare".

Altre esperienze di romitaggio si concretizzarono all'interno della vita monastica. Nel 1616, alla beata Orsola Benincasa, già fondatrice a Napoli nel 1582 della casa della Congregazione della SS. Concezione di Maria Nostra Signora, apparve la Madonna col Bambino in braccio a raccomandarle l'erezione di un romitaggio in cui le monache desiderose di una vita di più intensa contemplazione potessero ritirarsi. Esse facevano professione solenne, vestivano un abito bianco e azzurro come la Madonna, vivevano in stretta clausura e affidavano il loro sostentamento alla carità dei fedeli e delle oblate della Congregazione. Morta la beata Orsola il romitaggio fu affidato ai Chierici Regolari Teatini e fu inaugurato nel 1669 con l'ingresso di dodici monache provenienti da altri monasteri e che assunsero la denominazione di Romite Teatine dell'Immacolata Concezione, impegnate nella diffusione del culto dell'Immacolata Concezione fino alla soppressione dell'ordine avvenuta nel 1870.

Le Romite di S. Giovanni Battista o Battistine, la cui origine risale alla beata Giovanna Maria Battista Solimani, di famiglia genovese. Diede inizio ad una nuova forma di vita, in cui si svolgeva attività apostolica a favore dei bambini e dei malati, secondo una Regola approvata da Benedetto XIV, che autorizzò anche la fondazione del monastero. La Regola fu dettata alla Beata da Giovanni Battista durante un momento di forte tensione mistica, e voluta pensando a una vita di contemplazione e solitudine a imitazione del santo.
Si tratta di una vita monastica austera, con un quarto voto di clausura e l'impegno al silenzio e al raccoglimento. Tuttavia, in questo caso, più che una vita eremitica nel senso proprio del termine, si tratta di incarnare una spiritualità simile a quella che spinse il Battista alla scelta del deserto, a riprova di quanto diversi possono essere i modi di concepire, in equivalenza di tensione spirituale, l'urgenza di vivere in Dio e per Dio.

Tratto da L'Emanuele
 
Top
0 replies since 6/2/2011, 23:40   748 views
  Share