Ecclesia Dei. Cattolici Apostolici Romani

Libro-intervista "Luce del mondo": Il Papa e il preservativo

« Older   Newer »
  Share  
TotusTuus
view post Posted on 22/11/2010, 10:36     +1   -1




Il Papa, il preservativo e gli imbecilli

Massimo Introvigne



In settimana, quando esce il libro-intervista del Papa , ne parleremo come merita. Oggi invece parliamo di imbecilli. Dalle associazioni gay a qualche cosiddetto tradizionalista, tutti a dire che il Papa ha cambiato la tradizionale dottrina cattolica sugli anticoncezionali. Titoli a nove colonne sulle prime pagine. Esultanza dell’ONU. Commentatori che ci spiegano come il Papa abbia ammesso che è meglio che le prostitute si proteggano con il preservativo da gravidanze indesiderate: e però, se si comincia con le prostitute, come non estendere il principio ad altre donne povere e non in grado di allevare figli, e poi via via a tutti?

Peccato, però, che – come spesso capita – i commentatori si siano lasciati andare a commentare sulla base di lanci d’agenzia, senza leggere la pagina integrale sul tema dell’intervista di Benedetto XVI, che pure fa parte delle anticipazioni trasmesse ai giornalisti. Il Papa, in tema di lotta all’AIDS, afferma che la «fissazione assoluta sul preservativo implica una banalizzazione della sessualità», e che «la lotta contro la banalizzazione della sessualità è anche parte della lotta per garantire che la sessualità sia considerata come un valore positivo». Nel paragrafo successivo – traducendo correttamente dall’originale tedesco – Benedetto XVI continua: «Ci può essere un fondamento nel caso di alcuni individui, come quando un prostituto usi il preservativo (wenn etwa ein Prostituierter ein Kondom verwendet), e questo può essere un primo passo nella direzione di una moralizzazione, una prima assunzione di responsabilità, sulla strada del recupero della consapevolezza che non tutto è consentito e che non si può fare ciò che si vuole. Ma non è davvero il modo di affrontare il male dell'infezione da HIV. Questo può basarsi solo su di una umanizzazione della sessualità».

Non so se il testo italiano che uscirà tradurrà correttamente «un prostituto», come da originale tedesco, o riporterà – come in alcune anticipazioni giornalistiche italiane - «una prostituta». «Prostituto», al maschile, è cattivo italiano ma è l’unica tradizione di «Prostituierter», e se si mette la parola al femminile l’intera frase del Papa non ha più senso. Infatti le prostitute donne ovviamente non «usano» il preservativo: al massimo lo fanno usare ai loro clienti. Il Papa ha in mente proprio la prostituzione maschile, dove spesso – come riporta la letteratura scientifica in materia – i clienti insistono perché i «prostituti» non usino il preservativo, e dove molti «prostituti» - clamoroso il caso di Haiti, a lungo un paradiso del turismo omosessuale – soffrono di AIDS e infettano centinaia di clienti, molti dei quali muoiono. Qualcuno potrebbe dire che «prostituto» si applica anche al gigolò eterosessuale che si accompagna a pagamento con donne: ma l’argomento sarebbe capzioso perché è tra i «prostituti» omosessuali che l’AIDS è notoriamente epidemico.

Stabilito dunque che le gravidanze non c’entrano, perché dalla prostituzione omosessuale è un po’ difficile che nascano bambini, il Papa non dice nulla di rivoluzionario. Un «prostituto» che ha un rapporto mercenario con un omosessuale – per la verità, chiunque abbia un rapporto sessuale con una persona dello stesso sesso – commette dal punto di vista cattolico un peccato mortale. Se però, consapevole di avere l’AIDS, infetta il suo cliente sapendo d’infettarlo, oltre al peccato mortale contro il sesto comandamento ne commette anche uno contro il quinto, perché si tratta di omicidio, almeno tentato. Commettere un peccato mortale o due non è la stessa cosa, e anche nei peccati mortali. c’è una gradazione. L’immoralità è un peccato grave, ma l’immoralità unita all’omicidio lo è di più.

Un «prostituto» omosessuale affetto da AIDS che infetta sistematicamente i suoi clienti è un peccatore insieme immorale e omicida. Se colto da scrupoli decide di fare quello che – a torto o a ragione (il problema dell’efficacia del preservativo nel rapporto omosessuale non è più morale ma scientifico) – gli sembra possa ridurre il rischio di commettere un omicidio non è improvvisamente diventato una brava persona, ma ha compiuto «un primo passo» - certo insufficiente e parzialissimo – verso la resipicenza. Di Barbablù (Gilles de Rais, 1404-1440) si dice che attirasse i bambini, avesse rapporti sessuali con loro e poi li uccidesse. Se a un certo punto avesse deciso di continuare a fare brutte cose con i bambini ma poi, anziché ucciderli, li avesse lasciati andare, questo «primo passo» non sarebbe stato assolutamente sufficiente a farlo diventare una persona morale. Ma possiamo dire che sarebbe stato assolutamente irrilevante? Certamente i genitori di quei bambini avrebbero preferito riaverli indietro vivi.

Dunque se un «prostituto» assassino a un certo punto, restando «prostituto», decide di non essere più assassino, questo «può essere un primo passo». «Ma – come dice il Papa - questo non è davvero il modo di affrontare il male dell'infezione da HIV». Bisognerebbe piuttosto smettere di fare i «prostituti», e di trovare clienti. Dove stanno la novità e lo scandalo se non nella malizia di qualche commentatore? Al proposito, vince il premio per il titolo più imbecille il primo lancio della Associated Press, versione in lingua inglese (poi per fortuna corretto, ma lo trovate ancora indicizzato su Yahoo con questo titolo): «Il Papa: la prostituzione maschile è ammissibile, purché si usi il preservativo».

***

NOTA DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, P. FEDERICO LOMBARDI, S.I., SULLE PAROLE DEL SANTO PADRE NEL LIBRO "LUCE DEL MONDO", A RIGUARDO DELL’USO DEL PROFILATTICO



Alla fine del capitolo 11 del libro "Luce del mondo", il Papa risponde a due domande circa la lotta contro l’AIDS e l’uso del profilattico, domande che si ricollegano alla discussione seguita ad alcune parole pronunciate dal Papa sul tema nel corso del suo viaggio in Africa nel 2009.

Il Papa ribadisce chiaramente che egli allora non aveva voluto prendere posizione sul problema dei profilattici in generale, ma aveva voluto affermare con forza che il problema dell’AIDS non si può risolvere con la sola distribuzione di profilattici, perché bisogna fare molto di più: prevenire, educare, aiutare, consigliare, stare vicini alle persone, sia affinché non si ammalino sia nel caso che siano ammalate.

Il Papa osserva che anche nell’ambito non ecclesiale si è sviluppata una analoga consapevolezza, come appare dalla cosiddetta teoria ABC (Abstinence – Be Faithful – Condom), in cui i primi due elementi (astinenza e fedeltà) sono molto più determinanti e fondamentali per la lotta all’AIDS, mentre il profilattico appare in ultimo luogo come scappatoia, quando mancano gli altri due. Deve essere quindi chiaro che il profilattico non è la soluzione del problema.

Il Papa allarga poi lo sguardo e insiste sul fatto che concentrarsi solo sul profilattico equivale a banalizzare la sessualità, che perde il suo significato come espressione di amore fra persone e diventa come una "droga". Lottare contro la banalizzazione della sessualità è "parte del grande sforzo perché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull’essere umano nella sua totalità".

Alla luce di questa visione ampia e profonda della sessualità umana e della sua problematica odierna, il Papa riafferma che "naturalmente la Chiesa non considera i profilattici come la soluzione autentica e morale" del problema dell’AIDS.

Con ciò il Papa non riforma o cambia l’insegnamento della Chiesa, ma lo riafferma mettendosi nella prospettiva del valore e della dignità della sessualità umana come espressione di amore e responsabilità.

Allo stesso tempo il Papa considera una situazione eccezionale in cui l’esercizio della sessualità rappresenti un vero rischio per la vita dell’altro. In tal caso, il Papa non giustifica moralmente l’esercizio disordinato della sessualità, ma ritiene che l’uso del profilattico per diminuire il pericolo di contagio sia "un primo atto di responsabilità", "un primo passo sulla strada verso una sessualità più umana", piuttosto che il non farne uso esponendo l’altro al rischio della vita.

In ciò, il ragionamento del Papa non può essere certo definito una svolta rivoluzionaria.

Numerosi teologi morali e autorevoli personalità ecclesiastiche hanno sostenuto e sostengono posizioni analoghe; è vero tuttavia che non le avevamo ancora ascoltate con tanta chiarezza dalla bocca di un Papa, anche se in una forma colloquiale e non magisteriale.

Benedetto XVI ci dà quindi con coraggio un contributo importante di chiarificazione e approfondimento su una questione lungamente dibattuta. E’ un contributo originale, perché da una parte tiene alla fedeltà ai principi morali e dimostra lucidità nel rifiutare una via illusoria come la "fiducia nel profilattico"; dall’altra manifesta però una visione comprensiva e lungimirante, attenta a scoprire i piccoli passi – anche se solo iniziali e ancora confusi - di una umanità spiritualmente e culturalmente spesso poverissima, verso un esercizio più umano e responsabile della sessualità.
 
Top
TotusTuus
view post Posted on 22/11/2010, 17:07     +1   -1




Profilattico, la svolta che non c'è

di Andrea Tornielli



L’Onu ringrazia il Papa per aver aperto sull’uso del preservativo. Nella comunicazione che corre sul filo dei minuti, a contare sono i titoli e l’unico vero messaggio che negli ultimi due giorni è arrivato al grande pubblico attraverso i media mondiali è questo: finalmente la Chiesa cambia la sua posizione e apre al preservativo.

È davvero così? Oppure il Papa, con lo sguardo del pastore, ha parlato di casi limite? E le sue parole sono state adeguatamente contestualizzate oppure l’anticipazione che nel pomeriggio di sabato 20 novembre ha fornito «L’Osservatore Romano», oltre che far passare in secondo piano il concistoro e la straordinaria omelia di Benedetto XV, ha contribuito a creare confusione?

Innanzitutto, ciò che il Papa ha veramente detto e il suo contesto (che mancava nell’anticipazione del quotidiano vaticano, peraltro non concordata con la Libreria Editrice Vaticana per quanto riguarda i brani prescelti).

Ciò che mancava su «L’Osservatore» era innanzitutto la domanda, nella quale Peter Seewald ha ricordato al Papa quanto accaduto dopo l’intervista sull’aereo che lo portava in Camerun nel marzo 2009, quando disse che la distribuzione dei preservativi non era la soluzione al problema dell’Aids e anzi rischiava di aumentarlo.

«Alla fine del capitolo 10 del libro Luce del mondo, - ha dovuto precisare domenica padre Federico Lombardi – il Papa risponde a due domande circa la lotta contro l’AIDS e l’uso del profilattico, domande che si ricollegano alla discussione seguita ad alcune parole pronunciate dal Papa sul tema nel corso del suo viaggio in Africa nel 2009. Il Papa ribadisce chiaramente che egli allora non aveva voluto prendere posizione sul problema dei profilattici in generale, ma aveva voluto affermare con forza che il problema dell’AIDS non si può risolvere con la sola distribuzione di profilattici, perché bisogna fare molto di più: prevenire, educare, aiutare, consigliare, stare vicini alle persone, sia affinché non si ammalino sia nel caso che siano ammalate».

«Il Papa osserva che anche nell’ambito non ecclesiale si è sviluppata una analoga consapevolezza, come appare dalla cosiddetta teoria ABC (Abstinence – Be Faithful – Condom), in cui i primi due elementi (astinenza e fedeltà) sono molto più determinanti e fondamentali per la lotta all’AIDS, mentre il profilattico appare in ultimo luogo come scappatoia, quando mancano gli altri due. Deve essere quindi chiaro che il profilattico non è la soluzione del problema.

A questo punto il Papa aggiunge: «Concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità, e questa banalizzazione rappresenta proprio la pericolosa ragione per cui tante e tante persone nella sessualità non vedono più l'espressione del loro amore, ma soltanto una sorta di droga, che si somministrano da sé. Perciò anche la lotta contro la banalizzazione della sessualità è parte del grande sforzo affinché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull'essere umano nella sua totalità. Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando un “prostituto” utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole. Tuttavia, questo non è il modo vero e proprio per vincere l'infezione dell'Hiv. È veramente necessaria una umanizzazione della sessualità».

Quindi il giornalista incalza:

Sta dicendo allora che la Chiesa cattolica in verità non si oppone per principio all’uso del profilattico?

«La Chiesa di certo non vede il suo uso come una soluzione vera o morale, però in alcuni casi ci potrebbe essere l’intenzione di ridurre il rischio di infezione, un primo passo verso un modo diverso, un modo più umano di vivere la sessualità».

Come si vede, non siamo di fronte a una «svolta» epocale nella Chiesa. Benedetto XVI prende in considerazione una situazione eccezionale in cui l’esercizio della sessualità rappresenti un vero rischio per la vita dell’altro. Non c’è giustificazione morale per l’esercizio disordinato della sessualità, e l’uso del profilattico per diminuire il pericolo di contagio viene considerato «un primo atto di responsabilità», «un primo passo sulla strada verso una sessualità più umana», piuttosto che esporre il partner al rischio della vita.

Resta aperto l’annoso problema della comunicazione vaticana: è vero che l’anticipazione sul preservativo de «L’Osservatore Romano» ha rappresentato uno scoop mondiale e che il libro è già in ristampa ancor prima di uscire, ma, oltre a oscurare il concistoro (evento importantissimo), quell’anticipazione sul quotidiano vaticano che presentava la parte sul condom senza il contesto delle domande e la completezza delle risposte, ha contribuito non poco alla confusione mediatica e in ultima analisi alla distorsione del messaggio papale. Non occorreva essere professori di scienza della comunicazione per prevederlo. Perché non è stato fatto?
 
Top
view post Posted on 22/11/2010, 17:45     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
5,576
Reputation:
0
Location:
Cagliari

Status:


Come volevasi dimostrare. Fui il primo a dire, in tempi non sospetti, che le parole del papa potevano essere state fraintese, per un qualsiasi motivo. E che, anche se fosse, non avrei concordato con l'interpretazione che ne veniva data.

Purtroppo ci sono tante persone che aspettano al varco la Chiesa, al minimo segno di cedimento su un tema di dottrina/morale, per poterlo estendere a tutto il resto.
 
Top
avalon2009
view post Posted on 22/11/2010, 19:05     +1   -1




per fortuna che c'è tanta gente che se ne infischia di quello che dice il tedesco..... e vive benissimo senza imposizioni
 
Top
view post Posted on 22/11/2010, 19:17     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
5,576
Reputation:
0
Location:
Cagliari

Status:


Non ti piace quello che dice "il tedesco"? Nessuno ti trattiene. :)

p.s.

le cose che dice "il tedesco", le diceva anche "il polacco"
 
Top
TotusTuus
view post Posted on 22/11/2010, 20:07     +1   -1




Sui profilattici le parole del Papa vengono ancora una volta strumentalizzate!



Un nuovo esempio di come si possa strumentalizzare una frase, estrapolandola dal contesto (un libro-intervista di 284 pagine), alterandone il senso che è (e rimane) in linea con quanto la Chiesa ha sempre sostenuto sull'argomento. Si può ridurre a questo sintetico giudizio quanto sta accadendo sui mezzi di comunicazione di massa, in merito alle interpretazione date alle parole del Papa sulla questione dei profilattici nel libro-intervista di Peter Seewald, "Luce del mondo. Il Papa la Chiesa e i segni dei tempi", edito dalla Libreria Editrice Vaticana, che sarà presentato martedì prossimo presso la sala stampa vaticana. Joseph Ratzinger è tornato a conversare con il giornalista tedesco Peter Seewald sulla Chiesa e le sfide del nostro tempo, dopo due libri-intervista realizzati con lui quando era ancora cardinale. Il Santo Padre, scrive il giornalista nella premessa del libro, non si è sottratto ad alcuna domanda, né "ha modificato la parola pronunciata, ma apportato solo piccole correzioni", a "vantaggio dell'esattezza". Il risultato è un dialogo franco e diretto in cui il Pontefice risponde a quesiti a 360 gradi, da argomenti leggeri come il suo stile di vita e i suoi film preferiti a questioni fondamentali per la vita della Chiesa e dell'uomo del nostro tempo. Alla fine del capitolo 10 del libro "Luce del mondo", il Papa risponde a due domande circa la lotta contro l'Aids e l'uso del profilattico, domande che si ricollegano alla discussione seguita ad alcune parole pronunciate dal Papa sul tema nel corso del suo viaggio in Africa nel 2009. Il Papa ribadisce chiaramente che egli allora non aveva voluto prendere posizione sul problema dei profilattici in generale, ma aveva voluto affermare con forza che il problema dell'Aids non si può risolvere con la sola distribuzione di profilattici, perché bisogna fare molto di più: prevenire, educare, aiutare, consigliare, stare vicini alle persone, sia affinché non si ammalino sia nel caso che siano ammalate. Il Papa osserva che anche nell'ambito non ecclesiale si è sviluppata una analoga consapevolezza, come appare dalla cosiddetta teoria Abc (Abstinence - Be Faithful - Condom), in cui i primi due elementi (astinenza e fedeltà) sono molto più determinanti e fondamentali per la lotta all'Aids, mentre il profilattico appare in ultimo luogo come scappatoia, quando mancano gli altri due. Deve essere quindi chiaro che il profilattico non è la soluzione del problema. Il Papa allarga poi lo sguardo e insiste sul fatto che concentrarsi solo sul profilattico equivale a banalizzare la sessualità, che perde il suo significato come espressione di amore fra persone e diventa come una "droga". Lottare contro la banalizzazione della sessualità è "parte del grande sforzo perché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull'essere umano nella sua totalità". Alla luce di questa visione ampia e profonda della sessualità umana e della sua problematica odierna, il Papa riafferma che "naturalmente la Chiesa non considera i profilattici come la soluzione autentica e morale" del problema dell'Aids. Con ciò il Papa non riforma o cambia l'insegnamento della Chiesa, ma lo riafferma mettendosi nella prospettiva del valore e della dignità della sessualità umana come espressione di amore e responsabilità. Allo stesso tempo il Papa considera una situazione eccezionale in cui l'esercizio della sessualità rappresenti un vero rischio per la vita dell'altro. In tal caso, il Papa non giustifica moralmente l'esercizio disordinato della sessualità, ma ritiene che l'uso del profilattico per diminuire il pericolo di contagio sia "un primo atto di responsabilità", "un primo passo sulla strada verso una sessualità più umana", piuttosto che il non farne uso esponendo l'altro al rischio della vita. «In ciò - ricorda il direttore della sala stampa Padre Federico Lombardi - il ragionamento del Papa non può essere certo definito una svolta rivoluzionaria. Numerosi teologi morali e autorevoli personalità ecclesiastiche hanno sostenuto e sostengono posizioni analoghe; è vero tuttavia che non le avevamo ancora ascoltate con tanta chiarezza dalla bocca di un Papa, anche se in una forma colloquiale e non magisteriale». Non magisteriale, appunto. Tanto che lo stesso Papa nello stesso libro precisa cosa voglia dire "parlare a nome di Gesù" e cosa significhi realmente che il Romano Pontefice è infallibile. "Ovviamente - avverte Benedetto XVI - il Papa può avere opinioni personali sbagliate". Ma "quando parla come Pastore Supremo della Chiesa, nella consapevolezza della sua responsabilità, allora non esprime più la sua opinione". In quel momento, ribadisce, "egli è consapevole della sua grande responsabilità e, al tempo stesso, delle protezione del Signore; per cui egli non condurrà con una siffatta decisione la Chiesa nell'errore". E in un'intervista un Papa non parla ex cathedra... Venendo alle attività di oggi 21 novembre, alle ore 9.30, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell'Universo, nella Basilica Vaticana il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto la concelebrazione eucaristica con i nuovi 24 Cardinali creati nel Concistoro di ieri ed ha consegnato loro l'Anello cardinalizio, "segno di dignità, di sollecitudine pastorale e di più salda comunione con la Sede di Pietro". Dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Santo Padre Benedetto XVI ha tenuto una grandissima omelia. Tra le altre cose ha detto: «il Papa e i Cardinali sono chiamati ad essere profondamente uniti prima di tutto in questo: tutti insieme, sotto la guida del Successore di Pietro, devono rimanere nella signoria di Cristo, pensando e operando secondo la logica della Croce - e ciò non è mai facile né scontato. In questo dobbiamo essere compatti, e lo siamo perché non ci unisce un'idea, una strategia, ma ci uniscono l'amore di Cristo e il suo Santo Spirito. L'efficacia del nostro servizio alla Chiesa, la Sposa di Cristo, dipende essenzialmente da questo, dalla nostra fedeltà alla regalità divina dell'Amore crocifisso. Per questo, sull'anello che oggi vi consegno, sigillo del vostro patto nuziale con la Chiesa, è raffigurata l'immagine della Crocifissione. E per lo stesso motivo il colore del vostro abito allude al sangue, simbolo della vita e dell'amore». Al termine della Concelebrazione eucaristica con i nuovi Cardinali creati nel Concistoro di ieri, il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l'Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro per il consueto appuntamento domenicale. Il Papa, nell'introdurre la preghiera mariana, ha ricordato che «la solennità di Cristo Re venne istituita dal Papa Pio XI nel 1925 e, in seguito, dopo il Concilio Vaticano II, venne collocata a conclusione dell'anno liturgico». Quindi ha affidato i neo-Porporati del Collegio Cardinalizio e «il nostro pellegrinaggio terreno verso l'eternità» alla Vergine Maria, nell'odierna ricorrenza della sua Presentazione al Tempio. Dopo l'Angelus il Santo Padre ha ricordato che oggi, in Italia, su invito dei Vescovi, le comunità ecclesiali pregano per i cristiani che soffrono persecuzioni e discriminazioni, specialmente in Iraq. E il Papa si è unito a «questa corale invocazione al Dio della vita e della pace, affinché in ogni parte del mondo sia assicurata a tutti la libertà religiosa». Nell'odierna memoria della Presentazione al Tempio della Beata Vergine Maria, la Chiesa «si stringe - ha continuato Benedetto XVI - con particolare affetto alle monache e ai monaci di clausura: è la "Giornata pro Orantibus", che rinnova anche l'invito a sostenere concretamente queste comunità». Quindi ha ricordato che oggi ricorre anche la "Giornata delle vittime della strada". E a tal proposito, ricordando i buoni risultati della prevenzione ha detto che «la prudenza e il rispetto delle norme sono la prima forma di tutela di sé e degli altri». Infine ha salutato la qualificata rappresentanza dell'Arma dei Carabinieri, guidata dal Comandante Generale e dall'Ordinario Militare, in occasione della festa di Maria Santissima, venerata quale Patrona col titolo di Virgo Fidelis e i volontari del "Banco Alimentare", presenti per chiedere la benedizione prima della colletta nazionale che avrà luogo sabato prossimo. Ieri, durante il Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di 24 nuovi Cardinali (con la dignità cardinalizia rappresentata dall'imposizione della berretta e dall'assegnazione del Titolo di una chiesa di Roma), il Santo Padre nell'omelia ha ricordato che «il vincolo di speciale comunione e affetto, che lega questi nuovi Cardinali al Papa, li rende singolari e preziosi cooperatori dell'alto mandato affidato da Cristo a Pietro, di pascere le sue pecore, per riunire i Popoli con la sollecitudine della carità di Cristo. E' proprio da questo amore che è nata la Chiesa, chiamata a vivere e camminare secondo il comandamento del Signore, nel quale si riassumono tutta la legge e i profeti. Essere uniti a Cristo nella fede e in comunione con Lui significa essere "radicati e fondati nella carità", il tessuto che unisce tutte le membra del Corpo di Cristo». Con parole forti il Santo Padre rivolto ai cardinali ha detto che «nella Chiesa nessuno è padrone, ma tutti sono chiamati, tutti sono inviati, tutti sono raggiunti e guidati dalla grazia divina. E questa è anche la nostra sicurezza! Solo riascoltando la parola di Gesù, che chiede "vieni e seguimi", solo ritornando alla vocazione originaria è possibile intendere la propria presenza e la propria missione nella Chiesa come autentici discepoli. ... il criterio della grandezza e del primato secondo Dio non è il dominio, ma il servizio; la diaconia è la legge fondamentale del discepolo e della comunità cristiana, e ci lascia intravedere qualcosa della "Signoria di Dio". E Gesù indica anche il punto di riferimento: il Figlio dell'uomo, che è venuto per servire; sintetizza cioè la sua missione sotto la categoria del servizio, inteso non in senso generico, ma in quello concreto della Croce, del dono totale della vita come "riscatto", come redenzione per molti, e lo indica come condizione per la sequela. E' un messaggio che vale per gli Apostoli, e vale per tutta la Chiesa, vale soprattutto per coloro che hanno compiti di guida nel Popolo di Dio. Non è la logica del dominio, del potere secondo i criteri umani, ma la logica del chinarsi per lavare i piedi, la logica del servizio, la logica della Croce che è alla base di ogni esercizio dell'autorità. In ogni tempo la Chiesa è impegnata a conformarsi a questa logica e a testimoniarla per far trasparire la vera "Signoria di Dio", quella dell'amore». Infine ha invitato i nuovi Porporati nell'impegno di servizio alla Chiesa, seguendo il Cristo della Croce anche «se necessario, usque ad effusionem sanguinis, pronti sempre a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi».

Matteo Orlando

 
Top
- Carlotta -
view post Posted on 22/11/2010, 21:17     +1   -1




Appena ho sentito la notizia al TG, mi sono detta: "Molto rumore per nulla!".
Ma come si fa a fraintendere deliberatamente le affermazioni del Papa? Mah!
 
Top
avalon2009
view post Posted on 23/11/2010, 00:03     +1   -1




CITAZIONE (Rick Deckard @ 22/11/2010, 19:17) 
Non ti piace quello che dice "il tedesco"? Nessuno ti trattiene. :)

p.s.

le cose che dice "il tedesco", le diceva anche "il polacco"

quello che viene detto in quel minuscolo staterello , chiunque sieda sul trono , per me dice aria fritta, che sia tedesco,polacco o italiano
 
Top
view post Posted on 23/11/2010, 02:00     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
5,576
Reputation:
0
Location:
Cagliari

Status:


CITAZIONE (avalon2009 @ 23/11/2010, 00:03) 
quello che viene detto in quel minuscolo staterello , chiunque sieda sul trono , per me dice aria fritta, che sia tedesco,polacco o italiano

Ah, così, a prescindere. Bella onestà intellettuale. :D
 
Top
view post Posted on 24/11/2010, 00:41     +1   -1
Avatar

Milosevic

Group:
Member
Posts:
7,909
Reputation:
0

Status:


Preservatevi!
 
Top
Dominicus OP
view post Posted on 24/11/2010, 11:00     +1   -1




Dopo gli sproloqui di Pannella e C., posto il pensiero di Benedetto XVI... Questo credo sia autentico.



Papa: “L’omosessualità è una prova”. Apertura sui preservativiMartedì 23 Novembre 2010


Il Papa Benedetto XVI si rivela nel libro-intervista firmato dal giornalista Peter Seewald. Il volume, intitolato Luce nel mondo, viene presentato oggi 23 novembre nella sala stampa vaticana e le sue anticipazioni fanno già discutere. Preservativi, dimissioni, pedofilia, omosessualità. Sono questi i temi che hanno creato più scalpore.

Apertura ai condom – «Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando con una prostituta si utilizza un profilattico», afferma il Papa. «Questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole». La Santa Sede ha subito precisato: nessuna «svolta rivoluzionaria».

Essere gay – L’omosessualità è «una grande prova», dice il Pontefice, di fronte alla quale una persona può trovarsi ma «non per questo diviene moralmente giusta». Benedetto XVI sottolinea che queste tendenze, ancora oggi, «non si sa se siano effettivamente congenite oppure se nascano invece con la prima fanciullezza» ma non le condanna più, come una volta, definendole una malattia. Afferma che gli omessessuali devono essere rispettati e non discriminati ma che la loro condizione «non è conciliabile con il ministero sacerdotale, perché altrimenti anche il celibato come rinuncia non ha alcun senso».

Preti pedofili – Davanti al giornalista Seewald, il Papa ammette che, per i casi di abusi sessuali e pedofilia all’interno della Chiesa, «a partire dagli anni Sessanta, si era dimenticata la necessità di punire, applicata invece fino agli anni Cinquanta». Sull’argomento parla di Marcial Maciel, sacerdote messicano, fondatore della congregazione dei Legionari di Cristo, condannato nel 2010 dalla Santa Sede per i suoi «gravissimi e obiettivamente immorali comportamenti». Al prete è attribuita la paternità di sei figli nati da relazioni con quattro donne diverse.
Secondo Benedetto XVI ora è necessario recuperare «il diritto e la necessità della pena» perché l’amore non è solo «gentilezza e cortesia» ma anche «verità».

Asse Roma-Mosca-Cina – Il Pontefice è ottimista sulla possibilità di un incontro con il patriarca di Mosca entro il suo mandato: «Dipende da quanti anni di vita mi concederà ancora il buon Dio». Il Papa spera anche in una «unificazione» della Chiesa cinese, divisa tra ufficiale e clandestina, durante il suo pontificato: «È un obiettivo che mi sta particolarmente a cuore e per il quale prego ogni giorno il Signore». Un segnale importante in questa direzione sono le ordinazioni di vescovi approvati da Roma. «Anche se sorgeranno sempre nuove difficoltà si ha la grande speranza di poter superare definitivamente questa divisione» sottolinea.


Carlotta Mariani



www.lasestina.unimi.it/lasestina/po...in-alcuni-casi/
 
Top
TotusTuus
view post Posted on 25/11/2010, 16:14     +1   -1




'Luce del mondo'. Mons. Fisichella: semplicità e verità, ma anche confidenze e ironia nel colloquio in cui il Papa rende partecipi del suo pensiero



“L’impressione che si ricava è quella di un Papa ottimista sulla vita della Chiesa, nonostante le difficoltà che l’accompagnano da sempre. ‘La Chiesa cresce ed è viva, è molto dinamica. Negli ultimi anni il numero dei sacerdoti è aumentato in tutto il mondo – afferma – e anche il numero dei seminaristi’. Come dire che la Chiesa non può essere identificata solo nel frammento di una zona geografica”: con queste parole mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova Evangelizzazione, ha parlato del libro-intervista al Papa di Peter Seewald "Luce del mondo", presentato questa mattina nella Sala stampa vaticana. Mons. Fisichella ha innanzitutto messo l’accento sull’umanità di Benedetto XVI, che si coglie pagina dopo pagina. Un libro-intervista in cui il Papa apre il cuore della sua vita quotidiana: “Siamo dinanzi a un Papa che non si sottrae a nessuna domanda, che tutto desidera chiarificare con un linguaggio semplice, ma non per questo meno profondo, e che accetta con benevolenza quelle provocazioni che tante questioni possiedono. Ridurre, tuttavia, l'intera intervista a una frase estrapolata dal suo contesto e dall'insieme del pensiero di Benedetto XVI sarebbe un'offesa all'intelligenza del Papa e una gratuita strumentalizzazione delle sue parole”. “Familiarità, confidenze, ironia, in alcuni momenti sarcasmo ma, soprattutto, semplicità e verità – ha detto mons. Fisichella – sono i tratti caratteristici di questo colloquio” in cui Joseph Ratzinger rende “partecipe il grande pubblico del suo pensiero”. Il Papa, ha proseguito, non si lascia impaurire dalle cifre dei sondaggi, perché la verità possiede ben altri criteri. E tuttavia, ha detto l’arcivescovo Fisichella, il libro aiuta a sgomberare il campo da facili e superficiali interpretazioni: “Queste pagine, comunque, lasciano trasparire con chiarezza il pensiero del Papa e alcuni dovranno ricredersi per le descrizioni avventate date nel passato come di un uomo oscurantista e nemico della modernità”. Alle numerose domande su come interpretare la presunta “apertura” del Papa all’uso del preservativo, ha risposto affermando che “le questioni morali non sono condensate su questo punto, ma sono di ben più ampia portata e riguardano ad esempio la bioetica e la genetica. Il progresso non si ferma e più esso aumenta più aumenteranno gli interrogativi etici”. Circa l’aspetto toccato dal Papa nel libro, mons. Fisichella ha affermato che “il discorso della Chiesa sulla sessualità è orientato all’amore coniugale e va letto in questo contesto, non fuori di esso. Ciò che esula da tale amore tra un uomo e una donna diventa una forma di ingiustizia. Per questo la contraccezione è considerata intrinsecamente un male, perché impedisce la piena relazionalità all’interno della vita coniugale”.
“Il Papa ‘dubita e si interroga’; con schiettezza chiede a se stesso e quasi anche a noi se sia veramente giusto offrirsi alle folle e farsi acclamare come una star; tratta ampliamente del conflitto della fede cristiana con il nostro tempo e almeno in due passi riconosce con parole impegnative ‘la moralità della modernità’” ha detto da parte sua il vaticanista Luigi Accattoli. “Il Papa non teme di usare espressioni come ‘peccaminosità della Chiesa’ – prosegue – motiva e precisa la novità della preghiera per gli ebrei; difende Pio XII indicandolo come ‘uno dei grandi giusti’; cerca con cautela una via pragmatica attraverso cui i missionari possano aiutare a vincere la pandemia dell’Aids e riafferma il carattere ‘profetico’ della ‘Humanae Vitae’ di Paolo VI”. Sul celibato dei preti, Accattoli nota che il Papa “ne parla affermando di ‘poter capire’ che i vescovi ‘riflettano’ sulla possibilità di ordinare ‘anche’ uomini sposati e aggiunge: ‘Il difficile viene quando bisogna dire come una simile coesistenza dovrebbe configurarsi’”.

SIR, Radio Vaticana

***



Conferenza stampa di presentazione del volume: http://press.catholica.va/news_services/bu...x=26445&lang=it
 
Top
TotusTuus
view post Posted on 25/11/2010, 16:42     +1   -1




Perchè sulla questione dei condom non mi sento un imbecille

di Francesco Colafemmina



Mentre ormai i media di mezzo mondo si affrettano ad annunciare il “cambio di rotta” di Papa Ratzinger e le sue benevole aperture all’uso del condom, aggiungendo, magari nel sottotitolo “solo in casi particolari”, la maggior parte dei fedeli cattolici è confusa e in preda ad una serie di domande finora rimaste senza risposta.

La prima domanda, la più importante, nasce dalla memoria di quelle affermazioni del Papa che tanto scandalo suscitarono fra i media nel marzo del 2009, in occasione del viaggio apostolico in Cameroun e Angola. Disse allora Benedetto XVI a un giornalista francese che gli domandava se la posizione della Chiesa in materia di lotta all’AIDS fosse irrealistica e inefficace: “Io direi il contrario. Perché la realtà più presente e più efficiente nella lotta contro l’Aids è proprio la Chiesa cattolica. Con i suoi movimenti, con le sue diverse realtà. Penso alla Comunità di Sant’Egidio che fa tanto, visibilmente e invisibilmente nella lotta; penso a Camilliani e a tutte le suore che sono a disposizione dei malati. Direi che non si può superare questo problema dell’Aids solo con soldi, pur necessari, ma se non c’è l’anima, se gli africani non aiutano, non si può superare con la distribuzione di preservativi, che al contrario aumentano il problema. La soluzione può essere solo duplice. La prima: umanizzazione della sessualità, cioè rinnovo spirituale umano che comporta nuovo modo di comportarsi l’un l’altro e secondo una vera amicizia soprattutto verso le persone sofferenti, e una disponibilità anche con sacrifici e rinunce personali per essere vicini ai sofferenti. E questi sono i fattori che aiutano e che portano con sé veri e visibili progressi. Perciò direi, questa nostra duplice forza: è di rinnovare l’uomo interiormente e di dargli forza spirituali e umane per un comportamento giusto nei confronti del proprio corpo e di quello dell’altro, e questa capacità di soffrire con i sofferenti che rimane presente nelle situazioni di prova. Questa mi sembra la giusta risposta della Chiesa e così offre un contributo grandissimo e importante e ringraziamo tutti quelli lo fanno”.

Dunque nel marzo del 2009 i “preservativi” per il Papa “non superano il problema dell’AIDS, ma al contrario lo aumentano”.

In sostanza il Papa proponeva una “umanizzazione della sessualità”, ossia un percorso di recupero di una sessualità sana e non libertina o promiscua, incentivata dall’esistenza di uno strumento di prevenzione che consente di fare ciò che si vuole, senza aver neppure il timore del contagio. Questo in sintesi il senso del discorso del Papa di allora. Discorso che il Pontefice ha ribadito anche nell'intervista Seewald, tranne aggiungere questo passaggio:

"Papa: Ci può essere una fondamento nel caso di alcuni individui, come nel caso di prostituti maschi che usino il preservativo, quando questo può essere un primo passo nella direzione di una moralizzazione, una prima assunzione di responsabilità, sulla strada del recupero della consapevolezza che non tutto è consentito e che non si può fare ciò che si vuole. Ma non è davvero il modo di affrontare il male dell'infezione da HIV. Questo può basarsi solo su di una umanizzazione della sessualità.

Seewald: Sta dicendo, allora, che la Chiesa cattolica non è del tutto contraria in linea di principio all'uso dei preservativi?

Papa: La Chiesa ovviamente non lo considera come una soluzione reale o morale, ma, in questo o in quel caso, potrebbe essere ciononostante, nell'intento di ridurre il rischio di infezione, un primo passo di un movimento verso un modo diverso, un altro modo umano, di vivere la sessualità."

Dunque la prima domanda è: Cosa è cambiato da allora, perché se nel 2009 il “preservativo aumentava il problema dell’AIDS”, oggi dovrebbe costituire, pur “in questo o in quel caso” “un primo passo verso un modo umano di vivere la sessualità"?

La seconda domanda è legata al senso dell’esempio portato dal Pontefice nella sua intervista con Seewald: il prostituto maschio. In base a cosa un prostituto maschio che si presume peraltro attivo e omosessuale – e chiedo venia ai lettori se mi addentro in tali osceni dettagli – dovrebbe non dico ascoltare il consiglio “moralizzatore” del Pontefice, ma essere nella condizione morale di una "moralizzazione" nel momento stesso in cui compie un peccato mortale? Se infatti c’è una platea di persone per le quali il messaggio del Papa può avere un senso, questa platea è costituita da cattolici. E si presume anzitutto che un prostituto sodomita non sia cattolico, in secondo luogo che ogni prostituto maschio sia edotto sulle tremende conseguenze di un contagio, conseguenze che alla comunità omosessuale sono note da decenni, tanto da aver sbandierato ai 4 venti la necessità dell’uso del condom per la prevenzione e giammai la castità. Finora a propugnare l’idea della castità c’era soltanto la Chiesa Cattolica, e adesso?

La terza domanda è invece connessa a ciò di cui non si parla nell’intervista del Papa e che invece è stato sempre argomento dibattuto anche fra Cardinali e uomini di Chiesa negli ultimi anni: l’uso del preservativo all’interno di coppie sposate dove uno dei coniugi sia affetto da HIV. Perché mai dovrebbe essere un primo segno di moralizzazione l’uso del preservativo fra edonisti invertiti che si prostituiscono e si fanno sodomizzare (di questo ahimè stiamo parlando) e non la concessione dell’uso del condom fra un marito e una moglie che non possono vivere la sessualità senza rischiare il contagio? Con ciò non voglio sostenere la causa di coloro che sono a favore di quest’ultima ipotesi, bensì evidenziare l’enormità della differenza sul piano morale fra i due casi citati e il rapporto fra affettività e sessualità.

Come definire la concessione dell’uso del condom a un prostituto e non a una coppia di coniugi cattolici peraltro impossibilitati a procreare senza trasmettersi il virus tra di loro e all’eventuale concepito?

La quarta domanda la rivolgo senza alcuna presunzione, ma da semplice cattolico non adulto, ai grandi geni della comunicazione dell’Osservatore Romano: Che necessità c’era di pubblicare una anticipazione sul libro intervista del Papa, decontestualizzando il senso delle sue risposte, non citandole per intero, non citando le domande di Seewald, e soprattutto cambiando il termine “prostituto” in “prostituta”?

E aggiungo: Quanto dovremo attendere per un mea culpa, un passo indietro, insomma una presa d’atto dell’errore commesso?

La quinta domanda la rivolgo invece a tutti coloro per le mani dei quali è passato questo testo in Vaticano: Possibile che nessuno in Segreteria di Stato, alla LEV, nessun traduttore, nessun segretario, nessun “comunicatore” della Santa Sede si sia accorto del rischio di un fraintendimento, di una distorsione, insomma di una – legittima da un lato e maliziosa dall’altro - semplificazione mediatica, insito in quella risposta del Santo Padre?

Ciò detto, è evidente che siamo dinanzi ad una nuova strategia mediatica che prende di mira il Papa. Mentre prima il Papa, affermando che “il preservativo non è una soluzione all’AIDS, ma anzi aumenta il problema” si era attirato la rabbia mediatica e lobbistica mondiale, oggi affermando che “in questo o quel caso può rappresentare un primo passo verso un modo umano di vivere la sessualità” si è attirato la benevolenza e l’apprezzamento mediatico e lobbistico mondiale. Mentre ieri ci si affannava a ribadire che il Papa non aveva detto nulla di nuovo, ma affermato che la prevenzione dell’AIDS deve consistere “nell’educazione alla responsabilità delle persone nell’uso della sessualità e nel riaffermare il ruolo essenziale del matrimonio e della famiglia” (nota di padre Lombardi del 18 Marzo 2009), oggi se si affermasse che il Papa non ha aperto ai condom, ma ha fatto un esempio estemporaneo, si rischierebbe il linciaggio mediatico per l’intero establishment della Chiesa Cattolica.

D’altra parte nella frase che ha fatto scalpore, quella del “in questo o in quel caso” non sappiamo di quali casi si tratti, sappiamo solo che uno dei casi è quello di un prostituto maschio attivo (si presume omosessuale).

Sintetizzo per chi non abbia capito. Non si tratta di fare dell’ipocrita moralismo, né di evitare cinicamente di guardare alla devastante realtà della malattia. Si tratta piuttosto di quella necessità che ogni fedele cattolico e spessissimo qualche laico ha di guardare alla Chiesa come all’unico garante di una sessualità fondata sulla famiglia e volta alla riproduzione del genere umano, una sessualità che parta sempre dall’amore fra un uomo e una donna e dalla loro responsabilità. E quando si parla di “condom” sia pure in casi particolari, sia pure per pura prevenzione, si entra immediatamente in temi di morale sessuale, perché il movens è sessuale, la radice volitiva della copulazione (eterosessuale o omosessuale) è l’elemento cardine della questione. L’intenzione di chi mette il condom non è salvaguardare la salute del prossimo, ma usare il prossimo quale strumento di piacere.

Anche se il nostro mondo su questo tema ci presenta le più astruse aberrazioni, anche se il peccato de sexto è forse il più incontrollabile, il più comune, il più diffuso e quello che genera d’altro canto più ipocrisie e moralismi specie fra cattolici, non per questo siamo pronti ad accettare la pur minima crepa in quell’insieme di etica, antropologia e teologia che è costituito dalla ostracizzata e sempre vituperata morale sessuale della Chiesa.

Una minima fessura, sia pure involontaria e creata ad arte su tre quattro parole del Pontefice rischia di intaccare l’intero edificio. Rischia di confondere i fedeli, rischia di far pregustare al mondo una resa della Chiesa su questo tema che non vogliamo, non possiamo e non dobbiamo accettare.

Per tutte queste ragioni da cattolico piccolo piccolo, da peccatore, figliol prodigo, pubblicano, da ultimo mendicante la misericordia del Signore, ritengo che la Chiesa Cattolica debba al più presto fornire risposte forti e chiare su questi interrogativi. Il Papa sicuramente non ha detto ciò che i media gli han messo in bocca, pur tuttavia urge come non mai un definitivo chiarimento dottrinale che non dovrà temere la rabbia del mondo, ma affrontarla col coraggio della testimonianza che ogni cattolico custodisce nella sua fede.


N.B. il titolo del post è ispirato a questo commento di Massimo Introvigne, studioso e giornalista da me sommamente stimato, ma di cui non condivido parte delle riflessioni odierne.

AGGIORNAMENTO: Il Papa, interpellato ieri da padre Federico Lombardi sul riferimento all'uso del preservativo che fa nel libro-intervista "Luce del mondo", ha chiarito che non importa se sia "maschile o femminile, la cosa importante", ha riferito il portavoce vaticano, è che usare il preservativo in alcuni casi sia "il primo passo di responsabilità nel tenere conto della vita, evitare di dare un rischio grave all'altro, e questo per uomo, donna o transessuale è lo stesso".

Ancora più confusione! Profilattico sì per prostituti, prostitute e transessuali e non per coppie sposate con un coniuge affetto da HIV... tutto ciò è piuttosto strano... Ricordiamo le battaglie di Don Oreste Benzi contro questa dottrina della "riduzione del rischio", meritoriamente proseguite dall'Associazione Papa Giovanni XXIII!

***

"Luce del mondo"...buio fra i fedeli...

di Francesco Colafemmina



Difendere il Papa è un nostro dovere di Cattolici, far finta di non aver capito le sue parole è pura ipocrisia.

Sul condom il Papa aveva le idee molto chiare quando ha rilasciato la sua intervista a Seewald, ed è ridicolo, oltre che preoccupante, che un coro di osanna si sia levato da una parte all'altra del mondo (cattolico e non). E' preoccupante che nessuno abbia avuto il coraggio di dire ciò che effettivamente è accaduto: il Papa ha supportato, con cautela, la teoria ABC ed ha ripetuto frasi che - solo qualche anno fa - trovavamo in bocca al Cardinal Daneels e a qualche ribelle sacerdote della Conferenza Episcopale Spagnola.

Mi riferisco ai due casi più simili ed emblematici in merito alla questione. Il primo caso riguarda le dichiarazioni rilasciate alla BBC nell'ottobre del 2003 dalla buonanima del Cardinal Alfonso Lopez Trujillo, allora Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Il Cardinal Trujillo, suscitando naturalmente lo sdegno mondiale, osò affermare che il condom non poteva essere considerato un efficace mezzo per prevenire l'AIDS e che l'unico indirizzo preventivo della Chiesa Cattolica è costituito da: astinenza, castità e fedeltà matrimoniale.

Apriti cielo! Le cataratte mediatiche si aprirono e rovesciarono sul Cardinale fiumi e fiumi di stereotipate accuse rivolte alla Chiesa Cattolica: retrogradi, ignoranti, assassini (perché non prevenite il contagio in Africa) etc. etc.

Tuttavia le voci del dissenso non mancarono nel seno stesso del Collegio Cardinalizio e si incarnarono nelle parole del Cardinal Daneels, l'allora primate del Belgio, recentemente coinvolto nei casi di copertura di molti abusi pedofili perpetrati dal clero. Affermò in quell'occasione Daneels: "E' un' iniziativa deplorevole, non spetta a un cardinale parlare delle virtù di un prodotto. Non so se le sue valutazioni siano attendibili".

Ciò che più ci interessa viene invece in quest'altra dichiarazione di Daneels, resa l'11 gennaio 2004 alla trasmissione Kruispunt della TV olandese, qui introdotta da un commento del Tablet, quotidiano britannico:

"Affermare che una persona che rifiuta di astenersi dal sesso casuale dovrebbe usare un profilattico non significa nè condonare il suo comportamento, nè condonare il profilattico in sé, così arguiscono alcuni teologi; significa solo incoraggiarla ad assumersi qualche responsabilità morale per le vite degli altri.
Il Cardinale Godfried Danneels, Arcivescovo di Bruxelles, lo ha detto in gennaio affermando: "se una persona infetta da HIV ha deciso di non rispettare l'astinenza, allora deve proteggere il suo partner e lo può fare - in questo caso - usando il profilattico." Fare altrimenti, ha aggiunto, "significherebbe violare il 5° comandamento" ossia non uccidere."

Queste parole del Cardinal Daneels, sono praticamente identiche - ripeto - identiche, a quelle che abbiamo sentito pronunciare recentemente da tutti i difensori della posizione espressa dal Papa a Seewald. L'unica differenza è costituita dal limite posto dal Papa: ossia solo per i prostituti maschi attivi (limite poi allargato a prostitute, e transessuali). Tuttavia proprio su quest'ultimo punto i difensori ad oltranza delle parole riportate nel libro intervista di Seewald, dovrebbero ricordare le parole del Vescovo Filippino, Mons. Oscar Cruz il quale, solo a febbraio di quest'anno, di fronte alla distribuzione di condom gratuiti da parte del governo agli "operatori sessuali" (prostituti e affini) ha proposto l'abolizione della prostituzione!

Le parole di Daneels suonarono allora come una sfida del progressismo alla Chiesa. Furono d'altra parte precedute da una lunga chiarificazione del Cardinal Trujillo che è ancora leggibile sul sito della Santa Sede, datata 1 dicembre 2003 (http://www.vatican.va/roman_curia/pontific...rujillo_it.html).

Tra le tante ragioni portate da Trujillo vi è la seguente: "La Chiesa Cattolica ha ripetutamente criticato i programmi che promuovono il condom come mezzo del tutto efficace e sufficiente per la prevenzione dell’AIDS. Le diverse Conferenze Episcopali in tutto il mondo hanno espresso la loro preoccupazione riguardo a questo problema. I Vescovi Cattolici del Sud Africa, del Botswana e dello Swaziland categoricamente considerano «la diffusione e la promozione indiscriminata dei condom come un’arma immorale e sbagliata nella nostra battaglia contro l’HIV/AIDS per le seguenti ragioni: l’uso del condom è contrario alla dignità umana; i condom tramutano il bellissimo atto di amore nella ricerca egoista del piacere, respingendo ogni responsabilità; i condom non garantiscono la protezione contro l’HIV/AIDS; i condom possono essere perfino uno dei motivi principali di diffusione dell’HIV/AIDS. A parte la possibilità che i condom possano essere difettosi o usati in modo sbagliato, essi contribuiscono al venir meno dell’autocontrollo e del rispetto reciproco»".

Aggiunge quindi il Cardinale una citazione del neo-Cardinale Elio Sgreccia: "Un altro moralista italiano, Elio Sgreccia, attualmente Vescovo e Vice Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha scritto che le campagne basate solo sulla libera distribuzione dei preservativi «possono diventare non soltanto fallaci, ma controproducenti e incoraggianti… nell’abuso della sessualità; in ogni caso risultano prive di contenuti veramente umani e di responsabilizzazione globale della condotta»".

Naturalmente il Papa nell'intervista a Seewald, non ha negato quanto sopra affermato da Trujillo, ma ha proposto il ricorso al condom quale "male minore" e lo ha identificato in ben due passaggi come "l'inizio di una moralizzazione": ossia se un prostituto/a o un trans mettono o fanno mettere il condom iniziano a convertirsi e a responsabilizzarsi... Parole difficili da comprendere perché piuttosto "ambigue". Dunque ecco tutti che cercano di conciliare l'inconciliabile: il condom non è una soluzione etica, ma in certi casi rappresenta l'avvio verso una moralizzazione!

Un altro caso clamoroso accadde nel 2005. Il 18 gennaio 2005 infatti, il Segretario della Conferenza Episcopale Spagnola, p. Juan Antonio Martìnez Camino (nominato poi vescovo da Papa Benedetto), incontrando il ministro della sanità Elena Salgado, affermò che "i preservativi hanno un ruolo nella prevenzione integrale e globale dell'AIDS" avallando inoltre la strategia ABC (Astinenza, Fedeltà, Preservativo). Ci fu grande agitazione nei Sacri Palazzi e l'uscita di Camino fu smentita, ritrattata, riportata entro i confini dell'etica cattolica. Ma il colpo fu comunque piuttosto duro.

Ora, a questo link potete trovare un elenco di altri casi di Cardinali e Vescovi che hanno tentato di incrinare la risposta del Cattolicesimo all'uso del condom, nell'ambito della prevenzione del virus HIV.

Sorvolo su tutte le uscite dell'antipapa Cardinal Martini, già dal 2006 impegnato nel sovvertimento delle posizioni cattoliche in tema di bioetica, e vengo a questi giorni ricchi di turbamento e confusione.

Oggi si è aggiunta un'altra nube al cielo cattolico già ingrigito dalla tempesta del condom, con la rivelazione che secondo il Papa "l'evoluzione ha generato la sessualità per la riproduzione". Sarà anche una frase estemporanea, detta con la precauzione di un "si potrebbe dire, volendosi esprimere in questi termini". Purtuttavia il Papa "ha voluto esprimersi" in questi termini e "ha potuto dire" che "l'evoluzione ha generato la sessualità". Non ha detto infatti: "se ci dovessimo esprimere secondo il lessico laicista e scientista, dovremmo dire che l'evoluzione avrebbe generato la sessualità"!

Detto questo qual è il senso delle mie riflessioni? Molto semplicemente che non ho letto neppure in un commento al volume "Luce del Mondo" parole ponderate e riflessioni anche critiche. Nonostante il Papa stesso abbia circoscritto in maniera esemplare il senso dell'infallibilità, ciononostante, tutti sembrano affrontare le dichiarazioni contenute ne "La luce del mondo" come se si trattasse di articolazioni, certo più domestiche e colloquiali, dell'infallibilità di Pietro.

Così tutti i commenti a "Luce del Mondo" vanno dall'untuosa adulazione papale alla causidica eviscerazione delle ragioni per cui il Papa non avrebbe cambiato di una virgola la morale cattolica in tema di uso del condom e prevenzione dell'HIV. Leggo entusiasmi di destra e di sinistra, critiche furibonde a quei quattro pruriginosi che si sono concentrati solo sul condom, esaltazioni del Papa da parte di Pannella e dell'ONU, ma non di Nichi Vendola, deluso dalle sue parole sull'omosessualità (tra un cambiamento e l'altro Vendola si aspettava anche questo...).

Ho letto di parole piuttosto forti del Papa su Williamson, un vescovo dal Pontefice considerato mai cattolico "nel senso proprio del termine", ma "passato direttamente dall'anglicanesimo a Lefebvre" proprio quando è il Papa stesso ad aver istituito l'ordinariato anglicano (persino per preti già sposati)! E leggo ancora che il Papa non gli avrebbe mai tolto la scomunica se avesse saputo del suo negazionismo (come se il negazionismo fosse diventato un vero e proprio "dogma di fede").

Che dire poi di queste parole del Papa: "Israele sa che il Vaticano appoggia Israele, appoggia l'ebraismo nel mondo, sa che noi riconosciamo gli ebrei come nostri padri e fratelli"?

Nessuno tuttavia ha espresso un giudizio più cauto, si è chiesto l'opportunità di questo genere di libri, nei quali il tono colloquiale misto all'autorevolezza del Papa, può generare corti circuiti presso i fedeli e autorizzare interpretazioni erronee, estreme, maliziose di ogni sua parola. Nessuno ha storto il naso e si è domandato il senso delle varie palinodie del Pontefice su una serie di temi, da Ratisbona al caso Williamson, e al condom... Anzi tutti hanno riconosciuto in queste palinodie, il valore di una profonda autocritica.

Nessuno insomma si è chiesto a cosa serva questo libro-intervista. A cosa serva per i cattolici e per i non cattolici. Le risposte potrebbero essere molto più interessanti di quanto immaginiamo...

Intanto posso solo testimoniare a tutti i lettori che fior di sacerdoti, docenti di teologia morale, cattolici irreprensibili e semplici uomini della strada vagano nella più totale confusione. Anzi, sono più semplicemente "sbigottiti" e si appellano alla Congregazione per la Dottrina della Fede (che stando ad indiscrezioni non avrebbe avuto nulla da eccepire in merito al contenuto del libro). Se nessuno fa nulla per confermare le loro granitiche certezze (ripeto - parliamo di cattolici seri, fedeli al Papa più di qualche Vescovo o Cardinale ribelle), minate da certe ambiguità di fondo del testo di quel libro-intervista, se nessuno si preoccupa di loro, ma di compiacere l'intero teatrino mediatico del quale inevitabilmente questo libro è diventato protagonista, cosa accadra?

Per ora non ci resta che pregare.

Fonte: Fides et Forma
 
Top
TotusTuus
view post Posted on 26/11/2010, 10:30     +1   -1




In merito alle recenti affermazioni del Santo Padre sul profilattico



Quesito

Caro Padre,
sono un po' nel dubbio rispetto a quello che ho sentito il S. Padre avrebbe detto riguardo all'uso dei preservativi. Quello che rimbalza sui giornali è che il S. Padre avrebbe detto che l'uso del preservativo è accettabile in alcuni casi. Non voglio nemmeno giudicare quali casi. Non ci insegna la Dottrina che la sessualità è un peccato se non ha come fine la "possibilità" di procreare? Non è forse vero che molte malattie sessualmente trasmesse semplicemnte non esisterebbero se la sessualità fosse più pura. più legata alla morale cristiana e cioè sempre condotta nell'alvo del matrimonio?
Non so...a questo punto è possibile pensare che il Papa sia...in errore? Lo so, sono parole grosse, ma sono un po' confuso. Inoltre se il Papa avesse ragione, allora tutte le persone che in passato si sono trovati nelle condizioni che il S. Padre ora ammette come situazioni in cui si può usare il preservativo, che per obbedire alle prescrizioni religiose non lo hanno usato e ora si sono ammalati o hanno avuto figli che non avrebbero voluto...che cosa faranno? Potranno fare causa alla chiesa per danni? Come potranno non sentirsi traditi? Penseranno che il Papa ha cambiato idea? che la Dottrina ha cambiato idea?
Sono molto confuso. Son certo che Lei mi illuminerà.
Vivissimi saluti
Claudio

Risposta del sacerdote

Caro Claudio,
avevo già dato in passato la risposta ad un quesito in merito al problema che tu sollevi.
Sono andato a rivedere la risposta e la trovo attualissima.
In una parola: la Chiesa ha sempre condannato la contraccezione coniugale.
Fuori del matrimonio è tutto sbagliato in partenza e talvolta, come nel caso citato dal Papa, la contraccezione è segno di responsabilità. Non certo nel senso che ci si faccia dei meriti, ma per non appesantire ulteriormente un peccato già di suo grave e mortale.
Molti giornalisti hanno mostrato in merito un ignoranza abissale e hanno parlato di apertura del Papa, come se tale materia non fosse riguardasse la legge di Dio e fosse soggetta esclusivamente all’arbitrio del Papa.
Ti ringrazio, ti ricordo al signore e ti benedico.
Padre Angelo

Ecco la risposta data a suo tempo e pubblicata il 3 aprile 2007

Carissimo Putignano,
la tua osservazione è vera.
1. La Chiesa ha parlato dell’immoralità dei contraccettivi sempre e solo per quanto riguarda la purezza dell’amore coniugale.
Nell’atto coniugale i coniugi si donano nella totalità di se stessi. E quando ci si dona totalmente non si esclude nulla, neanche la capacità di diventare padre e madre.
Non si può dimenticare che il gesto con il quale i coniugi si donano nella loro intimità e totalità impegna direttamente le capacità procreative.
I gesti di affetto si possono esprimere in mille modi. Ma quando si esprimono con la relazione genitale si compie un gesto che di sua natura apre i coniugi alla possibilità concreta di diventare padre e madre.

2. Ti riferisco tre testi importanti del magistero della Chiesa.
Nella Casti connubii di Pio XI: “Non vi può essere ragione alcuna, sia pure gravissima, che valga a rendere conforme a natura e onesto ciò che è intrinsecamente contro natura. E poiché l’atto del coniugio è, di sua propria natura, diretto alla generazione della prole, coloro che nell’usarne lo rendono studiosamente incapace di questa conseguenza, operano contro natura e compiono un’azione turpe e intrinsecamente disonesta...
Essendovi però dei tali che, abbandonando manifestamente la cristiana dottrina, insegnata fin dalle origini, né mai modificata, hanno ai nostri giorni, in questa materia, preteso pubblicamente di insegnarne un’altra, la Chiesa cattolica, cui lo stesso Dio affidò il mandato di insegnare e di difendere la purità e onestà dei costumi, proclama altamente per mezzo della nostra parola, in segno di sua divina missione, e nuovamente sentenzia: che qualsivoglia uso del matrimonio, in cui per l’umana malizia l’atto sia destituito dalla sua naturale virtù procreatrice, va contro la legge di Dio e della natura e coloro che osino commettere tali azioni si rendono rei di colpa grave” (Mt 15,14)” (CC 20).
Il secondo testo è l’Humanae vitae di Paolo VI: “Similmente è da respingere ogni azione che o in previsione dell’atto coniugale o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga come scopo o come mezzo di impedire la procreazione” (HV 14).
Si faccia attenzione: Paolo VI parla di atto coniugale, non di atto sessuale. la differenza è enorme.
Il terzo testo è la Familiaris consortio di Giovanni Paolo II: “Quando i coniugi i coniugi, mediante il ricorso alla contraccezione, scindono questi due significati che Dio Creatore ha inscritti nell’essere dell’uomo e della donna e nel dinamismo della loro comunione sessuale, si comportano come “arbitri” del disegno divino e “manipolano” e avviliscono la sessualità umana, e con essa la persona propria e del coniuge, alterandone il valore di donazione “totale”. Così, al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè del non donarsi all’altro in totalità: ne deriva, non soltanto il positivo rifiuto all’apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell’interiore verità del personale” (FC 32).
E sempre il medesimo Papa il 22.8.1984 disse: “Nell’atto coniugale non è lecito separare artificialmente il significato unitivo dal significato procreativo perché l’uno e l’altro appartengono alla verità intima dell’atto coniugale: l’uno si attua insieme all’altro e in certo senso l’uno attraverso l’altro. Quindi l’atto coniugale privo della sua verità interiore, perché privato artificialmente della sua capacità procreativa, cessa di essere atto di amore”.

3. Fuori del contesto del matrimonio gli atti sessuali sono già viziati in partenza.
Per questo la Chiesa non parla della contraccezione fuori del matrimonio.
Questo però non vuole dire che fuori del matrimonio la contraccezione sia lecita. Perché l’atto in se stesso è immorale.
Tu scrivi giustamente: “In altre parole, se un uomo ha rapporti carnali con una prostituta o comunque con una donna che non è sua moglie, è già nell’illecito; né mi pare che in tal caso l’impiego del preservativo renda tali atti più illeciti e tanto meno il suo mancato uso li renda legittimi o comunque moralmente meno gravi”.
Io andrei addirittura anche un pò più in là e direi che l’uso del contraccettivo, pur non rendendo buona un’azione di tal genere (ci mancherebbe ancora!), tuttavia non la aggrava di un altro peccato, quello di una procreazione extraconiugale. L’atto, già di suo grave e mortale, qui assumerebbe una gravità maggiore perché espone ad una procreazione del tutto irresponsabile.
E direi anche che se una persona nella imminenza certa di essere violentata, violenza alla quale resiste anche internamente, prende un contraccettivo, allora non viola la legge di Dio. L’uso del contraccettivo vuole limitare i danni di un gesto semplicemente empio.

4. Vale anche per il nostro caso l’insegnamento di sant’Alfonso, il quale, dopo aver detto che inter duobus malis nullum est eligendum, e cioè che tra due mali non se ne può scegliere nessuno, afferma che è lecito persuadere a compiere un male minore se l’altro è già determinato a compierne uno più grande (Licitum esse minus malum suadere, si aliter iam determinatus fuerit ad maius exequendum). Il motivo è che qui colui che persuade non vuole il male, ma il bene, e cioè la deliberazione di un male meno grave”.

5. Va ricordato ancora, caro Putignano, che il primo criterio che determina la bontà o la malizia morale di un atto è il suo obiettivo intrinseco.
Ma questo obiettivo, come già ricordava Giovanni Paolo II, non va inteso semplicemente in senso biologico e materiale, ma nella prospettiva dell’azione di chi agisce. Per conoscere l’obiettivo intrinseco di una determinata azione e la sua qualifica morale “occorre collocarsi nella prospettiva della persona che agisce... Esso è il fine prossimo di una scelta deliberata, che determina l’atto del volere della persona che agisce” (Veritatis splendor 78).
In altri termini: perché un atto sessuale sia secondo la legge di Dio non è sufficiente che sia aperto alla vita. È necessario esaminare anche se chi lo compie sia una persona sposata, se lo compie nel matrimonio o fuori del matrimonio.

6. Tu dici che è privo di rilevanza morale l’uso del contraccettivo fuori del matrimonio.
In concreto (ripeto in concreto e non in astratto) non è vi alcuna azione e circostanza che sia priva di rilevanza morale. Tutte sono o buone o cattive e sono tali o per se stesse o per particolari congiunture.
Anche nello stesso omicidio l’uso di uno strumento o di un altro, sebbene sia indifferente rispetto all’obiettivo, tuttavia può manifestare una particolare atrocità e quindi gravarlo di altre malizie. Ad es., seppellire viva una persona è una cattiveria peggiore di chi ammazza con un colpo di pistola.
Così nella contraccezione si può far uso della spirale, la quale è abortiva, oppure della minipillola che ha anch’essa un tasso di abortività, sebbene inferiore.

7. I ragionamenti che abbiamo fatto sono tuttavia al di fuori della distribuzione gratuita dei profilattici per i sieropositivi o per le persone a rischio.
Una simile distribuzione, oltre a generare equivoci sulla liceità, incrementa la promiscuità sessuale, con conseguenze di ogni tipo.

Ti ringrazio della domanda che mi hai posto. Penso che ti troverai consenziente anche sul particolare, minimo per altro, del punto 6.
Ti saluto, ti assicuro un ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo

Fonte: Amici Domenicani
 
Top
elestrella
view post Posted on 24/2/2013, 23:53     +1   -1




A distanza di due anni da questi articoli sembra che un passo avanti lo si sta facendo per fortuna ;-) www.neparlo.it/sexy-shop-cristiani-credenti/
 
Top
18 replies since 22/11/2010, 10:36   382 views
  Share