| "Il nome di legge (che altri deriva da ligando, altri da eligendo ed altri da legendo) generalmente significa una regola importante una qualche necessità o nel modo con cui gli enti son costruiti nel loro essere, o nel modo con cui compiono le loro operazioni" (F. Varvello, Istituzioni di filosofia). Il termine in generale significa qualsiasi genere di norma o di comportamento regolare e può essere applicato a un'inficnità di settori: alla metafisica, alla fisica, alla logica, alla matematica, alla morale, ecc. Nel nostro caso importa la legge morale. S. Tommaso ha trattato della legge in generale e della legge naturale in numerose opere, particolarmente nella Summa Theologiae I-II, q. 90-108), una delle trattazioni più sistematiche di questo tema. L'Aquinate si interroga sulla definizione di legge e così conclude: "Quaedam rationis ordinatio ad bonum commune, ab eo qui curam communitatis habet, promulgata" (E' un comando della ragione ordinato al bene comune, promulgato da chi è incaricato di una comunità).
Ordinatio: per distinguerla dal semplice consiglio. Rationis: la legge come obbligativa dipende dalla volontà, ma come direttiva dalla ragione. Siccome non può essere obbligativa se non in quanto direttiva, dev'essere opera di una volontà razionale. Commune: perchè si distingue dal precetto che si impone ad un numero rispretto di persone per un loro bene particolare. Ab eo qui curam communitatis habet: al bene comune deve essere diretta tutta la comunità e il compito spetta a colui che la governa. Promulgata: Se non fosse conosciuta, promulgata, sarebbe inutile.
La legge, per essere tale, deve quindi essere: possibile, onesta, uiversale, uguale, stabile. Possibile: perchè all'impossibile nessuno può mai essere obbligato. Onesta: perchè opera non solo della volontà ma anche della retta ragione. Universale: perchè mira al bene comune. Uguale: deve essere applicata in modo uguale a tutti i membri della comunità che si trovano nelle mededime condizioni. Stabile: perchè stabile è il bene comune a cui mira, al comunità a cui viene imposta. Anche alla morte del legislatore la legge permane, finchè non venga abrogata dall'autorità competente.
Essa si divide in: eterna e temporanea, quanto alla durata; naturale o positiva, quanto al modo con cui si manifesta; divina e umana, ecclesiastica e civile, quanto all'autorità che la emana; comandante, proibente, permittente, puniente, annullante, inabilitante, quanto agli effetti.
Nella definizione l'Angelico attribuisce grande importanza a due caratteri fondamentali: a.la razionalità; b. l'universalità. a. La legge è una regola direttiva dell'agire umano in ordine al fine dell'uomo. b. La legge deve avere di mira il bene comune e per questo deve essere universale.
La legge morale naturale è quella che trae i criteri dell'agire umano direttamente dalla natura specifica dell'uomo. "Naturale" non va qui inteso nell'accezione corrente del termine come cioè qualcosa di imposto dalla natura, bensì come ciò che è conforme alle esigenze della natura razionale umana. E' quindi una partecipazione della legge eterna nella creatura razionale, è iscritta naturalmente nella mente e nel cuore dell'uomo. La legge naturale è quella regolamentazione degli atti umani che la ragione trae direttamente dalla natura umana (I-II, q. 94, a.2). Secondo S. Tommaso ci sono tre livelli di inclinazioni naturali fondamentali che fanno da guida alla ragione per cogliere la legge naturale: a. la perseveranza nell'essere (in comune con tutti gli esistenti), b. conservare la specie (in comune con gli animali), c. conoscere la verità (riguardanti l'essenza sua propria). La legge naturale naturale prescrive ciò che corrisponde a tali inclinazioni. Essa ha come principio supremo: "Fai il bene ed evita il male", ovvero è lo stesso principio fondamentale dell'etica fondamento di ogni norma morale. La legge naturale è quindi conforme all'uomo nel massimo grado; non proviene dall'esterno ma dal di dentro (è la legge che la ragione stessa dà all'uomo); non è frutto di atruse concezioni mentali.In una parola: è irrinunciabile se si vuol dare un solido fondamento ai diritti universali e se si vuole valorizzare come dovuto la dignità e il valore assoluto della persona umana.
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S. Tommaso tratta anche dell'omosessualità, l'attrazione verso individui del medesimo sesso, sempre nella Summa Th. (II-II, q. 154). L'omosessualità è condannata sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento (si veda ad es. Levitico 20,13; Mt 10,15; Mt 11, 23-24; Lc 10,12; Lc 17,29, Rm 1, 18-32). Secondo S. Tommaso è il più grave peccato di lussuria perchè non soltanto ripugna alla retta ragione, ma va anche contro l'ordine della natura.
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