Ecclesia Dei. Cattolici Apostolici Romani

Mig etiopici bombardano aeroporti di Mogadiscio e Baledogle

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view post Posted on 25/12/2006, 14:38     +1   -1
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Avvocato della Gabry, della Requi, Jesus 'SnaKe SuperStar e della Walka

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MOGADISCIO - Almeno due aeroporti somali controllati dalle milizie islamiche sono stati stamane bombardati da caccia, in particolare Mig, etiopici. Per primo e' stato colpito quello internazionale di Mogadiscio: operazione in realta' piu' dimostrativa che militarmente sensibile. Ben piu' importante la seconda incursione che ha colpito l'aeroporto militare di Baledogle, 100 km a nord ovest di Mogadiscio, nodo strategico di grande importanza.

Cio' dopo che ieri il premier ed uomo forte etiopico Meles Zen awi aveva ufficializzato che il suo Paese era in guerra con gli islamici somali per garantire la sicurezza e l'integrita' nazionale. Aveva detto cio' dopo che i suoi caccia erano intervenuti nel corso della giornata contro quattro centri strategici in mano alle Corti. Due sull'asse Mogadiscio-Baidoa (245 km a nord ovest della capitale, sede delle istituzioni governative somale che senza le armi etiopiche sarebbero state spazzate via da tempo) e due nel nord nord-est, presso il confine.

Soldati etiopici, peraltro, tra i 15 ed i 20.000 erano presenti da mesi sul suolo somalo. Oggi sembra che dopo sei giorni di battaglie violente, sul campo le armi tacciano, o quasi. Mentre si hanno notizie del tutto ufficiose di un vortice di contatti diplomatici che mirano a salvare il salvabile. Margini labili, ormai, ma non spezzati. Intanto le Corti hanno chiamato i combattenti islamici di tutto il mondo ad unirsi loro per combattere l'invasore etiopico. Per Addis, la prova che sono in mano agli estremisti, e dirette da al Qaida.

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view post Posted on 26/12/2006, 14:08     +1   -1
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SOMALIA: OLTRE 800 FERITI, MIGLIAIA DI PROFUGHI

NAIROBI - L'aviazione etiopica non da' tregua alle milizie islamiche somale, ed oggi, per il terzo giorno consecutivo, ha compiuto con i suoi Mig incursioni contro combattenti delle corti. Fonti somale hanno detto che le truppe etiopiche sono a circa 70 km dalla capitale Mogadiscio e potrebbero conquistarla nel giro di 24-48 ore.

Da parte sua la Croce Rossa Internazionale ha fatto oggi sapere da Ginevra che finora si contano oltre 800 feriti e migliaia di profughi a causa dei combattimenti tra le forze governative somale appoggiate da truppe etiopiche e miliziani delle corti islamiche Ma oggi si e' registata sul campo una novita' sostanziale. Stamane due caccia hanno mitragliato non postazioni, bensi' truppe delle Corti in ritirata: numerose le vittime, almeno tre morti.

Gli islamici stanno infatti abbandonando tutta una serie di caposaldi che avevano conquistato negli ultimi mesi, di fatto senza colpo ferire. Innanzitutto intorno a Baidoa, 245 km a nord est da Mogadiscio, sede provvisoria delle istituzioni di transizione somale (in tale area e' avvenuto l'attacco aereo); ma anche nella fascia confinaria del nord-nord ovest. Ieri avevano colpito l'aeroporto internazionale di Mogadiscio e quello militare di Baledogle, 100 km ad ovest della capitale, molto importante dal punto di vista strategico; l'altro ieri due localita' vicine a Baidoa, ed altre due lungo il confine.

L'ufficializzazione, avvenuta sabato, della presenza militare etiopica in Somalia a contrastare per ragioni di sicurezza nazionale le milizie islamiche, ha insomma cambiato totalmente la situazione. Truppe di Addis Abeba erano da mesi massicciamente schierate in Somalia, ma in funzione difensiva, a protezione del governo di transizione. Ora hanno rovesciato la tattica: oggi sono a 70 km da Mogadiscio e sferrano attacchi duri che costringono gli islamici a ritirarsi, seppur ''tatticamente'', come dicono. Ma, sul campo, non c'e' proporzione. Sanno, pero', cosa fare, ed uno dei loro leader ha detto: ''Adesso ci prepariamo a una lotta di lunga durata''. Questo evoca scenari afghani, molto oscuri per l'intero Corno d'Africa. Mentre l'Ue condanna preoccupata, e l'Unione Africana appare divisa tra chi esprime preoccupazione e chi afferma che l'Etiopia aveva diritto all'autodifesa, domani e' comunque convocata riunione d'emergenza con Lega Araba e Igad, organismo che raggruppa i paesi dell'Est Africa.

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SOMALIA: ETIOPICI AVANZANO, L'ONU NON TROVA LA SINTESI

NAIROBI - Continua senza sosta l'avanzata delle truppe etiopiche, e di quelle - di assai scarso peso - del Governo Federale di Transizione somalo, Tfg, in Somalia, mentre le milizie islamiche sono costrette ad una sempre più precipitosa ritirata.

Stamane è stata presa Jowhar, centro non solo strategico - dista appena 90 km da Mogadiscio, dove però gli etiopici dichiarano di non essere intenzionati ad entrare - ma di grande valenza simbolica. E' stata infatti la prima capitale provvisoria del Tfg, poi presa dalle Corti dopo che esse avevano conquistato Mogadiscio, strappandola ai 'signori della guerra', odiati dalla popolazione per le gabelle che imponevano ad ogni angolo di strada, o quasi.

Sul campo, dunque, la situazione non cambia. Gli etiopici, forti in uomini e mezzi, e coperti dall'aviazione - oggi non ancora intervenuta, dopo tre giorni di incursioni - avanzano. Ma gli islamici sono pronti, hanno detto, "a combattere fino all'ultimo uomo", e prospettano una lotta di lunga durata. Vale a dire guerriglia e terrorismo diffuso: scenari afgani. Che rischiano di infiammare tutto il Corno d'Africa, a partire dall'Etiopia e di una sua possibile ripresa del conflitto con l'Eritrea.

La diplomazia - in particolare quella comunitaria - si muove con forza, quanto per ora sottotraccia. Ma l'Unione Africana, che oggi dovrebbe avere incontri d'emergenza con Lega Araba ed Igad, organismo che raggruppa i Paesi regionali, appare divisa. E l'Onu non in grado di mettere a punto, almeno per ora, una risoluzione unitaria.
 
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view post Posted on 28/12/2006, 13:48     +1   -1
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SOMALIA: TRUPPE GOVERNATIVE ED ETIOPICHE A MOGADISCIO

NAIROBI - Truppe governative ed etiopiche sono entrate senza colpo ferire a Mogadiscio, dove hanno gia' preso il controllo dei principali edifici governativi. Lo rendono noto fonti governative di cui da' notizia radio Nairobi.

''Abbiamo ritirato tutti i dirigenti e i membri che lavoravano nella capitale'', ha detto sheikh Sharif Ahmed, capo delle Corti islamiche, parlando per telefono con la televisione satellitare araba. Sherif Ahmed ha detto che gli integralisti islamici somali restano uniti e ha spiegato la decisione di ritirarsi dalla capitale come un cambiamento di tattica.

Un portavoce del governo di transizione, Abdirahman Dinari, ha detto inoltre che i capi delle Corti islamiche sono fuggiti a Chisimaio, la citta' portuale a sud di Mogadiscio. ''I dirigenti delle Corti islamiche si sono dissolti come l'aria'', ha detto il portavoce. ''Le nostre forze controllano gia' di fatto Mogadiscio perche' abbiamo preso i due posti di controllo sulle strade principali fuori dalla citta', ha detto Dinari. ''Entro due o tre ore cattureremo l'intera citta''', ha aggiunto.

Per ora, comunque, nel cuore della capitale ci sono i miliziani di Hussein Mohammed Aidid, storico signore della guerra somalo - che ha anche passaporto americano: ha combattuto tra l'altro con le truppe Usa nella prima guerra irachena - ed attuale ministro dell'Interno del governo federale di transizione somala (Tfg).

Gli uomini di Aidid - la cui organizzazione si chiama Alleanza Nazionale Somala, Sna - furono gli ultimi a lasciare Mogadiscio sotto l'incalzare degli islamici, ed hanno sempre conservato nella capitale una sorta di 'quinta colonna', il che ha consentito loro di essere i primi a riprendere possesso di alcuni palazzi strategici, tra cui Villa Somalia, a suo tempo l'edificio presidenziale dove l'Sna aveva il suo quartier generale.

Etiopici e governativi sono comunque ormai di fatto a Mogadiscio dove non c'e' alcuna resistenza. Si sta solo, a quanto pare, discutendo di modalita' tecniche: l'opportunita', cioe' che anche le truppe etiopiche entrino formalmente nella capitale somala. Si ha notizia, inoltre, che il presidente ad interim somalo Abdulai Yousuf ed il premier del Tfg Ali Gedi intendono recarsi appena possibile a Mogadiscio.
 
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SOMALIA: CACCIA ETIOPICI SORVOLANO CHISIMAIO

NAIROBI - Almeno due caccia etiopici hanno sorvolato - senza bombardare, e appare per ora un ammonimento - Chisimaio, ultimo importante bastione nelle mani degli islamici somali. Lo rendono noto fonti comuni. Chisimaio è un porto, grande e strategico, nel Sud della Somalia, quasi a cavallo con il Kenya. E' lì che la leadership islamica ha trovato rifugio - con alcune centinaia di fedelissimi al seguito - dopo aver abbandonato ieri mattina Mogadiscio.

Notte e mattinata abbastanza calma nella capitale dopo che ieri le truppe governative, coperte da quelle etiopiche, erano entrate nella capitale senza trovare resistenza: gli islamici se ne erano andati. Alcune fonti non confermate, ne riferisce la tv satellitare al Jazira, sostengono tuttavia che ci sono stati ancora sparatorie e saccheggi, ma di portata modesta rispetto a quelle della notte di mercoledì, e delle prime ore di ieri.

Soldati lealisti sono schierati a centinaia lungo le strade (meno evidenti quelli etiopi), mentre continua l'operazione di ripresa dei principali edifici pubblici, come delle infrastrutture, a partire dal porto e dall'aeroporto.

Nelle ultime ore i soldati sono anche penetrati nel compound dell'ex ambasciata americana. Il premier Ali Gedi - che ieri sera ha proclamato l'intenzione di instaurare, a partire da domani, la legge marziale nell'intera Somalia - dopo una fitta rete di colloqui svolti ieri con i capiclan locali delle zone intorno a Mogadiscio (di cui lui stesso è originario), ha annunciato che oggi stesso recherà, salvo imprevisti, nella capitale, anche per ispezionare edifici pubblici ed infrastrutture.
 
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view post Posted on 30/12/2006, 20:12     +1   -1
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SOMALIA: GOVERNO RIUNITO, 2000 ISLAMICI ANCORA A MOGADISCIO

NAIROBI - Da una parte gli inviti - seppur severi ed ultimativi - al dialogo alle Corti islamiche del premier del governo di transizione federale somalo (Tng) Ali Gedi; dall' altra, l'annuncio del suo vice e ministro dell'Interno Hussein Aidid secondo cui a Mogadiscio ci sarebbero ancora tra i 2.000 ed i 3.000 combattenti islamici, alcuni dei quali neanche parlerebbero il somalo (e quindi l'arabo: da dove verrebbero dunque? Aidid non lo dice).

Dichiarazioni rilasciate alla stampa dai principali esponenti dell'ala 'dura' del Tfg ad Afgoye, circa 25 km a ovest dalla capitale, dove sono in corso riunioni di vertice governative. Ma per ora tace il presidente ad interim Abdulahi Yusuf, al quale premier e ministri di un governo che non c'è (il Tng, infatti, pur internazionalmente riconosciuto, esiste perché è stato tenuto in vita e portato a Mogadiscio, dove non aveva mai potuto mettere piede, dalle truppe etiopiche), erano andati stamani a rendere visita. Presidente che ieri a Baidoa, sede provvisoria delle istituzioni transitorie somale, aveva incontrato il ministro degli esteri di Addis Abeba.

Dunque, finora, a parte grida altisonanti e decisioni marginali (reinsediare il vecchio sindaco a Mogadiscio, confermare il capo della polizia che gli islamici non avevano cambiato), la situazione nella capitale somala continua ad essere molto tesa, e non si capisce nelle mani di chi sia, ovvero sarà, veramente il potere. Finché ci sono le forti truppe etiopiche - i cui tank qualcuno vuole siano partiti verso Chismaio, 500 km a sud, ultimo bastione delle Corti, da cui esse lanciano appelli a combattere gli "invasori etiopi"-, non si prevedono contraccolpi. Ma quando questo cappello militare sarà levato - come presto o tardi avverrà- le cose non potranno che cambiare.

Tfg debole, signori della guerra rientrati a Mogadiscio, popolazione in generale antietiopica (ieri e oggi manifestazioni in tal senso) anche se non necessariamente filo Corti: quadro complesso. Forse è anche questo, a voler leggere, il senso dell'appello al dialogo lanciato oggi da Gedi. Mentre dell'annunciata legge marziale che sarebbe dovuta entrare in vigore oggi, e per tre mesi, finora non si ha notizia.
 
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view post Posted on 5/1/2007, 14:22     +1   -1
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SOMALIA: AL QAIDA MINACCIA L'ETIOPIA

DUBAI - Il 'numero due' di Al Qaida, Ayman al Zawahri, ha invitato, in un messaggio audio diffuso su Internet, gli integralisti islamici a lanciare una campagna di attacchi suicidi e imboscate contro le forze etiopiche in Somalia. "Come accaduto in Iraq e Afghanistan, quando la potenza più forte del mondo è stata sconfitta dalle campagne delle truppe dei mujahedin diretti in paradiso, così i suoi schiavi saranno sconfitti nella terra musulmana di Somalia", ha detto Zawahri.

''Dovete tendere imboscate, minare, compiere raid e campagne di martirio, in modo che possiate spazzarli via (gli etiopici)'', afferma il 'luogotenente' di Osama bin Laden. Il nastro e' stato diffuso su un sito Internet usato generalmente da militanti intregralisti islamici e da gruppi legati ad Al Qaida.

Le Forze armate etiopiche hanno aiutato il governo di transizione somalo a cacciare gli integralisti dei tribunali islamici, che controllavano buona parte della Somalia, nel corso di una guerra durata due settimane. Il Consiglio delle Corti islamiche di Somalia, che aveva imposto la Sharia (legge islamica) nelle zone sotto il suo controllo - perlopiu' nel centrosud del Paese - ha lasciato la settimana scorsa la capitale Mogadiscio, di fronte all'avanzata delle truppe etiopiche e delle forze del governo di transizione.

Fonte ANSA
 
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view post Posted on 9/1/2007, 14:12     +1   -1
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RAID AEREO AMERICANO IN SOMALIA: OBIETTIVO AL QAIDA

BAIDOA (SOMALIA) - L'aviazione statunitense ha condotto un attacco nel sud della Somalia contro integralisti sospettati di legami con Al Qaida, secondo quando dichiarato all'agenzia Afp dal portavoce del governo somalo, che ha così confermato precedenti informazioni trasmesse da tv americane. "Sappiamo che un aereo americano ha condotto un attacco contro bersagli di Al Qaida nel sud della Somalia ieri pomeriggio", ha affermato Abdirahman Dinari da Baidoa (250 km a nord ovest di Mogadiscio), dove ha sede il governo di transizione somalo.
"Il bersaglio - ha aggiunto - era un piccolo villaggio, Badel, dove si nascondevano i terroristi. L'aereo ha colpito il bersaglio con precisione". "Molta gente è stata uccisa - ha affermato il portavoce - Molti cadaveri erano sparpagliati nella zona, ma noi non sappiamo chi fossero. Il raid è stato però un successo".

"Gli americani affermano che un esponente di al Qaida che dirige operazioni in Africa orientale è fra gli islamici", nel villaggio di Hayo, colpito dal raid, ha detto il portavoce del governo di transizione somalo, che non ha precisato se il dirigente di al Qaida sia effettivamente morto nell'operazione o meno. Nell'operazione, ha confermato, sono morte diverse persone. Il villaggio di Hayo è nella punta meridionale della Somalia, fra Afmadow e Doble, un'area di foreste in cui l'esercito somalo e le truppe etiopiche hanno inseguito le milizie delle Corti islamiche in fuga da Mogadiscio e dal resto della Somalia dopo l'offensiva di Addis Abeba, e dove si annidano le ultime sacche di resistenza. Il raid di oggi, il primo condotto dagli Stati Uniti in Somalia dopo gli anni '90, e' stato condotto da un aereo-cannoniera Ac-130. Si tratta di una versione modificata del C-130 'Hercules' dotato di sofisticate apparecchiature elettroniche di puntamento e armato di diversi tipi di cannoni automatici e mitragliatrici capaci di un intenso volume di fuoco contro obiettivi a terra. L'aereo, ha confermato l'emittente americana Cbs, che per prima ha dato la notizia citando fonti anonime del Pentagono, è decollato da Gibuti per il comando Usa per le Operazioni speciali nel Corno d'Africa.

MISNA: ALMENO 4 I MORTI
Sono "almeno quattro", secondo quanto constatato dall'agenzia di stampa missionaria Misna, le persone rimaste uccise nel raid aereo compiuto in un villaggio del sud della Somalia da un aereo-cannoniera americano, che aveva come obiettivo alcuni dirigenti di al Qaida. Le vittime, scrive la Misna, sarebbero pastori nomadi della zona. L'area colpita si trova una ventina di chilometri a sud della localotà di Bilis Qogani, lungo la strada per il Kenya,
180 km circa da Kisimayo. I media somali non hanno ancora fornito un bilancio dell'incursione.

Fonte ANSA
 
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view post Posted on 10/1/2007, 14:01     +1   -1
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IN SOMALIA RAID USA IN QUATTRO LOCALITA' DEL SUD

MOGADISCIO - I raid delle forze aeree Usa hanno colpito quattro località del sud della Somalia. Lo ha detto una fonte governativa somala secondo la quale sono state attaccate Hayo, Garer, Bankajirow e Badmadowe. "Bankajirow e Badmadowe sono state attaccate violentemente. Queste due località sono state bombardate in modo pesante", ha aggiunto la fonte.Sono gli ultimi bastioni degli islamici, ormai in rotta, e l'obiettivo dichiarato è quello di decapitare la leadership del movimento, in particolare i leader legati ad al Qaida, uno dei quali (tre i 'super ricercati') sarebbe stato ucciso nel corso dei raid di ieri.

Nel pomeriggio di ieri si erano avute anche incursioni con elicotteri, sempre nell'area sud della Somalia, ultimo santuario dei miliziani islamici ormai in rotta completa. Per la prima volta dopo la disastrosa ritirata del '94, gli Usa tornano militarmente sul teatro somalo. Una serie di pesanti bombardamenti con aerei ed elicotteri nell'estremo Sud del paese, quasi a cavallo dei confini keniani: l'ultimo bastione degli islamici somali, ormai allo sbando. Il bilancio appare molto pesante: almeno una quarantina di morti (stima molto prudente, quanto ufficiosa), e moltissimi feriti. Sembra che la maggioranza delle vittime siano civili.

Il presidente ad interim somalo Abdullahi Yusuf ha dichiarato che l'intervento dei bombardieri Usa è legittimo, poiché rientra nella caccia contro i terroristi di al Qaida che gli americani stanno portando avanti in tutto il mondo. Di diverso avviso l'Ue ("raid aerei che non aiutano certo a migliorare la situazione"), e l'Italia.

Il vicepremier e ministro degli Esteri Massimo D'Alema ha espresso "contrarietà ad iniziative unilaterali che potrebbero innescare nuove tensioni in un'area già caratterizzata da forte instabilità".

FRATTINI: AL QAIDA NEL PAESE VA COMBATTUTA
"E' certo che la Somalia sta diventando una delle basi principali di Al Qaida e dei fondamentalisti. Quelle basi costituiscono ovviamente una grande minaccia per il mondo intero" e "vanno combattute". Il vice presidente della Commissione Europea Franco Frattini commenta così, in un' intervista al Gr3, i raid Usa in Somalia contro presunte basi di Al Qaida. Secondo Frattini, "il problema non sono certo gli americani, il problema sono i terroristi; i terroristi minacciano noi, noi europei, minacciano tutto il mondo" e quindi "le basi di Al Qaida vanno combattute".

Il vice presidente della commissione Ue prende poi le distanze dalla condanna espressa ieri dal responsabile della Farnesina, Massimo D'Alema, che ha parlato di "iniziative unilaterali" degli Stati Uniti: "Se il ministro D'Alema ha dato quel giudizio a caldo o ha elementi oppure ha espresso un giudizio affrettato. Io spero che abbia elementi maggiori di quelli che ho io. Credo che comunque emergerà e sta emergendo già con assoluta chiarezza che le basi di Al Qaida in Somalia sono se non la minaccia numero uno, tra le minacce più significative: ormai il pericolo viene da lì, non più soltanto dall'area orientale e mediorientale". A livello europeo, osserva Frattini, "l'Europa ha già attivato delle azioni importanti" anche se lì "si tratta non solo di operazioni di mantenimento della pace, bensì di operazioni che possono richiedere lo smantellamento di basi operative del terrorismo, quindi una forza Onu, allo stato, insieme all'Europa è la soluzione migliore".

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SOMALIA: SAREBBERO CENTINAIA I CIVILI UCCISI DAI RAID AMERICANI

MOGADISCIO - Sarebbero centinaia i civili uccisi nel corso dei raid aerei americani (ma Washington afferma che e' stato uno solo), e di quelli effettuati da elicotteri etiopici nel sud della Somalia, contro gli ultima santuari dei miliziani islamici, e con l'obiettivo di eliminare le cellule di
al Qaida presenti nell'area. Lo affermano alcune testimonianze concordi di persone interpellate nei luoghi degli interventi, di cui e' per ora impossibile accertare la fondatezza. Finora si parlava di una cinquantina di morti: ma nessun dato ufficiale e' stato diffuso. Salvo quello di ieri, invero poco attendibile, del premier ed uomo forte etiopico Meles Zenawi secondo il quale non sarebbe stato ucciso alcun civile nel corso dei raid americani: in realta' un solo raid, ha affermato anche lui.

PRODI: NON CI VOLEVA
"Non ci voleva l' intervento americano in Somalia", afferma il presidente del consiglio dei ministri, Romano Prodi, "molto preoccupato", intervistato da France 24, la rete francese all news. "Noi siamo per una politica multilaterale - ha detto Prodi,secondo una anticipazione di France 24 - e qui è un' azione unilaterale. Si moltiplicano i problemi con i paesi,Medio-Oriente, Iraq, Libano ed oggi la Somalia, mentre è il momento di prendere decisioni concertate e multilaterali. George Bush dovrebbe trarre migliori lezioni dal rapporto Baker".

FARNESINA RIBADISCE: EVITARE AZIONI UNILATERALI
"Sulle opzioni di carattere militare la valutazione italiana è che dal momento che esistono fori multilaterali" per affrontare la crisi in Somalia "sarebbe auspicabile evitare azioni unilaterali". E' quanto ribadisce il portavoce della Farnesina, Pasquale Ferrara, dopo le parole di
ieri del portavoce del Dipartimento di Stato Usa McCormack sulla necessità di compiere "scelte difficili" nella lotta al terrorismo. Detto questo, ha aggiunto Ferrara, "l'Italia ha ribadito il suo impegno a combattere il terrorismo internazionale nell'ambito del rispetto del diritto internazionale e dei
diritti umani". "Su altri aspetti relativi alla situazione in Somalia - ha sottolineato poi il portavoce della Farnesina - non c'é nessun
motivo di divergenza di nessun tipo con gli Stati Uniti: cosa che gli amici americani ci hanno ribadito in queste ultime ore".

FINI, GOVERNO IMPRUDENTE SU ATTACCO USA
"Una maggiore prudenza sarebbe stata opportuna da parte del governo italiano. Va ricordato che l'intervento statunitense è stato richiesto dal governo somalo". Lo ha affermato Gianfranco Fini, leader di Alleanza nazionale, rispondendo ai cronisti sul dissenso espresso da Farnesina e governo italiano sull'attacco Usa in Somalia.

CICR, OPERAZIONI MILITARI RISPARMINO CIVILI
Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha esortato oggi le parti coinvolte nel conflitto in Somalia ad adottare "ogni precauzione necessaria per risparmiare e proteggere i civili". "Le operazioni militari in corso, inclusi i recenti raid aerei, hanno causato ulteriori vittime nel sud del paese", deplora il Cicr in un comunicato pubblicato a Ginevra. L' organizzazione non dispone di informazioni di prima mano sul numero di vittime nel sud, una regione - ha precisato il portavoce Vincent Lusser - di difficile accesso. Con l'aumento del numero delle vittime dei combattimenti in Somalia, il Cicr si dice "profondamente preoccupato per le sofferenze della popolazione civile, dei feriti e dei detenuti". L'organizzazione umanitaria rivolge quindi un appello a tutte le parti affinché garantiscano un trattamento umano ai feriti ed ai prigionieri e rispettino il personale e le infrastrutture mediche. Il Cicr è presente in Somalia dal 1977. Dalla ripresa dei combattimenti due settimane fa, ha aumentato la propria assistenza alle infrastrutture mediche.

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SOMALIA: STATO D'EMERGENZA E LEGGE MARZIALE PER 3 MESI

NAIROBI - Il Parlamento somalo -ovvero ciò che ne rimane: 154 sì e due no sui 275 aventi diritto, gli altri non c'erano- ha promulgato lo stato d'emergenza, il cui livello massimo, quello votato, prevede anche la legge marziale, per tre mesi, proclamato a fine anno dal governo. Intanto fonti ufficiali hanno dichiarato che è stato preso ieri sera l'ultimo bastione delle Corti intorno a Ras Kiamboni, villaggio costiero quasi a cavallo dei confini con Kenya. Contemporaneamente si sono diffuse voci, non confermate, per ora, di altri raid aerei, o comunque di movimenti intensi di Mig etiopici, nella zona sud del Paese.

Sono state raccolte nuove, ma più precise, testimonianze circa uno sbarco di marines americani sul suolo somalo. Voci in tal senso si erano rincorse da lunedì scorso, quando è avvenuto il primo, e per Washington unico, raid aereo Usa. Fonti concordi, peraltro, parlano di almeno tre o quattro incursioni, oltre a quelle di elicotteri e Mig etiopici, con un bilancio -stando all'organizzazione umanitaria britannica Oxfam- di almeno 70 civili, pastori nomadi, uccisi. Le voci dello sbarco erano state anche confermate ieri dalla Washington Post. Oggi testimoni oculari hanno detto di aver visto atterrare un elicottero militare americano nella zona dei bombardamenti, e scenderne commando che apparentemente cercavano di recuperare i corpi di alcuni dei caduti, ovvero di quanto ne restava, così da poterne quantomeno identificare il Dna. Il Pentagono, sembra di capire, tenta di accertare se ha neutralizzato qualche elemento di spicco di al Qaida, dopo ever dovuto ammettere che i tre principali obiettivi, gli strateghi del terrore islamico nell' Est Africa, non erano stati colpiti.

Mogadiscio, in particolare l'area nei pressi dell'aeroporto, é stata poi oggi setacciata da centinaia di soldati etiopici -per la prima volta attivi in massa in un'operazione in pratica di polizia- alla ricerca di armi. Magro, a quanto pare, il bottino. Non un segno incoraggiante dopo l'intesa raggiunta ieri (preceduta da una sanguinosa sparatoria tra rispettivi miliziani) tra warlords e governo sulla consegna delle armi da parte dei signori della guerra, e l'arruolamento dei loro uomini nell'esercito regolare. Nessuno crede che questo accordo terrà, ma è sugnificativo che oggi siano scese in campo in massa nella capitale le truppe di Addis Abeba.

Finché ci sono loro -tutti lo sanno, ed oggi il messaggio è stato chiaramente ribadito- i warlord, che secondo ogni evidenza puntano a riprendere, appena possibile, il controllo della capitale (l'avevavo tenuta e taglieggiata per 11 anni, e ne erano stati espulsi dagli islamici in giugno dopo sanguinose battaglie) devono stare fermi: un passo falso, e potrebbero essere sbaragliati. Il che riconduce alla chiave di volta dello scenario: la permanenza delle armate etiopiche in Somalia.

Resteranno finché necessario, dice il governo somalo. In effetti, sa che se andassero via potrebbe essere annullato in poche ore: non ha veri effettivi militari. Ma la diplomazia ha già detto che l'Etiopia deve ritirarsi subito. La 'terza via', è la richiesta dell'immediato arrivo di forze di pace panafricane in Somalia: una sorta di 'ricambio'. Nessuno vi ci si oppone, ma tutti chiedono prima un quadro politico chiaro, un fronte governativo che tagli i suoi 'duri' ed apra ai moderati islamici.

Ci vuole tempo, e l'automatismo nel ricambio appare quindi difficile. Mentre il più dialogante dei governativi, non a caso attualmente fortemente emarginato dai 'duri', il presidente del Parlamento Sharif Assan Sceikh Aden - che gode di un ampio seguito, e continua a fare la spola tra Nairobi e Aden (Gubuti), le due capitali della mediazione - ha ribadito oggi: "Finché ci sono gli etiopici, in Somalia non metto piede".

Fonte ANSA
 
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